Folla ai funerali dei due poliziotti uccisi: ‘Erano 2 ragazzi come noi’

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E’ terminata poco dopo le 12.30 la messa solenne celebrata dal vescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi per i funerali dei due agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego. Le due bare sono state portate fuori a spalla. Al termine dell’omelia, invitati i fedeli a scambiarsi un segno di pace, il vescovo di Trieste mons. Crepaldi è sceso dall’altare e ha raggiunto la prima panca, dove siedono i familiari dei due agenti uccisi. Il vescovo si è trattenuto a parlare con loro poi è tornato sull’altare per riprendere la messa. Erano tante le autorità presenti ai funerali. Il ministro degli Interni Lamorgese, e il viceministro Matteo Mauri; il ministro dello Sviluppo economico, Patuanelli, il capo della Polizia Gabrielli, il Presidente della Camera Roberto Fico. Folla di migliaia di persone lungo la strada, dalla Questura alla chiesa di sant’Antonio.

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Sulla dinamica di quanto accaduto il 4 ottobre scorso all’interno della Questura di Trieste dove sono morti i due agenti di Polizia, Pierluigi Rotta e Matteo Demenego “sta lavorando la magistratura. Non mi posso esprimere, ma soprattutto non credo si possa essere in grado per come sono andate le cose di ricostruire con certezza quanto accaduto. Purtroppo non abbiamo testimoni”. Lo ha detto a margine dei funerali dei due poliziotti uccisi che si sono tenuti oggi a Trieste il capo Direzione anticrimine centrale, Francesco Messina. “Io – ha aggiunto – sono sicuro che il lavoro che stanno facendo la Squadra Mobile e la magistratura di Trieste porterà comunque a ottenere dei risultati soddisfacenti”..
“Erano due ragazzi come noi, per questo non ci abbiamo pensato più di tanto prima di venire qua”. Sara e Maura sono due commesse che lavorano in un negozio di abbigliamento e in un negozio di alimentari e sono due delle migliaia di persone che hanno preso parte ai funerali di Matteo Demenego e Pierluigi Rotta. Durante i funerali di questa mattina tantissime persone si sono radunate in piazza Sant’Antonio ai piedi della omonima chiesa per portare l’ultimo saluto agli agenti. In mezzo, tante le divise dei colleghi di Pierluigi e Matteo che con discrezione hanno controllato che tutto andasse per il meglio. Tra loro anche gli Uopi, la squadra speciale intervenuta per bonificare l’area della sparatoria. “Sono venuta perché la considero una tragedia umana – racconta Elisa di professione commercialista – ormai Trieste non è più la città tranquilla di prima e la globalizzazione ha portato nuovi cambiamenti”. Poco distante c’è Cristiano, pensionato in lacrime che guarda verso la chiesa “Non ci sono parole, non si può dire niente, c’è solo tanto dolore”. Arrivano dal Lazio invece una madre con la figlia che erano a Trieste in vacanza “ci sono delle emozioni molto forte, tanta commozione, non ci abbiamo pensato più di tanto prima di decidere di venire alla cerimonia”. “Poteva esserci lui” racconta una ragazza con gli occhi pieni di lacrime, “io sono una studentessa e il mio fidanzato e’ un militare mi viene da piangere a pensarci”. Mario fa invece l’artigiano “i poliziotti li vedo perché girano per la città e quello che è accaduta va oltre a ogni pensiero. E’ veramente un dramma. Il rovescio della medaglia di questa terribile tragedia è vedere un città cosi’ unita nel dolore. Trieste ha saputo tributare un saluto bellissimo ai suoi figli delle stelle”



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