Camorra ad Avellino: ecco come operava il Nuovo clan Partenio

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L’operazione di polizia giudiziaria, denominata ‘Partenio 2.0’, a carico di 23 indagati (18 in carcere e 5 agli arresti domiciliari) prende il nome dall’evoluzione del Clan Genovese di Avellino, poi denominato Clan Partenio e successivamente, dagli odierni indagati ribattezzato Nuovo Clan Partenio. Le indagini sono iniziate nell’estate 2017, per riscontrare le dichiarazioni rese durante un interrogatorio di garanzia al Nucleo Investigativo Carabinieri di Avellino da Francesco Vietri (condannato il 24 settembre alla pena dell’ergastolo per l’omicidio di Tornatore Michele). A seguito di tali dichiarazioni, il Nucleo Investigativo ha avviato una serie di attività tecniche sul conto di diversi pregiudicati tra cui Pasquale e Nicola Galdieri, Carlo Dello Russo ed altri soggetti già posti sotto osservazioni nell’ambito di altro procedimento, ed altri ancora quali Diego Boccieri, Elpidio Galluccio, già coinvolti in un sequestro di persona ad Avellino proprio per conto del clan. Le iniziali attività tecniche telefoniche, ambientali e di videosorveglianza hanno dato conferma che gli indagati fossero appartenenti ad un unico contesto criminale. Infatti, grazie alle intercettazioni ambientali e di videosorveglianza attivate nell’uffici dell’autolavaggio di Carlo Dello Russo, in Rione Mazzini di Avellino, si capisce che lo stesso fosse il luogo di incontro tra tali soggetti dove venivano pianificate le attività illecite. Peraltro, sempre grazie all’attività di videosorveglianza, nel corso di un incontro avvenuto tra due esponenti del gruppo criminale, si riusciva ad immortalare un rito antiquato ma tipico degli affiliati alle organizzazioni criminali di tipo camorristico, ovvero il saluto tra i due affiliati mediante un bacio sulle labbra. Questa scena registrata per la prima volta in data 7 settembre 2017 dalla videocamera di sorveglianza e che si è ripetuta più volte nel corso della indagine, ha fornito il primo inequivocabile riscontro a quanto aveva già raccontato Ernesto Nigro durante una conversazione avvenuta all’interno della sua Audi A6 con un suo conoscente. Infatti, Ernesto Nigro recita testualmente le seguenti parole: “…Quando arriviamo la in cima che stava tutta … là… si baciavano in bocca! Sai che vuol dire? Entra Carminuccio (ndr Carmine Valente alias caramella) con Pasquale il bacio in bocca, quell’altro ragazzo uh… eh… si baciavano in bocca! Quelli là per baciarsi in bocca Ferdinando…. tu lo baceresti una persona in bocca?…per baciarsi in bocca, ma la veramente c’è la fratellanza! E là non si sposta una pietra senza che quelli li sanno!ed oggi il perno principale! Il perno! neanche Carminuccio! prima era Carminuccio (ndr. Carmine Valente) ora Pasquale! (ndr. Pasquale Galdieri)…”. Nel corso delle indagini, inoltre gli investigatori sono riusciti a ricostruire alcune vicende di notevole importanza che hanno dato ancora una volta la conferma dell’esistenza del Nuovo Clan Partenio. In particolare, si segnala una grave vicenda estorsiva la cui vittima, Antonio Scognamiglio di Monteforte Irpino (Av), era stato portato al cospetto di Carlo Dello Russo perché non aveva onorato un debito che aveva contratto con altre due soggetti compaesani. Infatti, i creditori si erano rivolti a Carlo Dello Russo, consapevoli di chi fosse costui, e gli avevano chiesto di intervenire nella vicenda per riavere il loro denaro. Le parole pronunciate da Carlo Dello Russo, formalizzate nell’atto di denuncia presentata da Scognamiglio, hanno fornito, ancora una volta, la testimonianza del legame tra Dello Russo ed i fratelli Galdieri. Ecco un passaggio dell’atto di denuncia presentato da Scognamiglio: “Dalla piazza di Monteforte, con la sua autovettura, una Fiat Grande Punto di colore grigio, quest’ultimo mi conduceva a Mercogliano presso l’abitazione del suddetto malavitoso di nome Carlo, il quale appena entravo in casa sua mi aggrediva mettendomi le mani alla gola urlandomi in dialetto: ‘Per stasera se non porti i soldi a Monteforte, ti taglio la testa e ci piscio dentro. Qua comandiamo noi, se non l’hai capito apparteniamo al clan, li conosci i fratelli Pasquale Galdieri e Nicola. se non paghi ti ammazzo. Non mi interessa se hai già pagato, visto che non hai finito di pagare il debito a Franco e Martino, ora non devi più avere a che fare con loro, ma solo con noi. Ci devi dare di nuovo tutto e cioè duemila euro per uno e duemila euro per l’altro, da versare duecento euro al mese nelle mani di Ferdinando iniziando da ora, da questo mese di ottobre”. Le attività investigative pertanto hanno dato piena conferma dell’esistenza dell’associazione per delinquere di tipo mafioso con principale interesse nel settore delittuoso dell’usura e delle estorsioni: vengono infatti contestati oltre al reato associativo, 14 episodi di usura per un giro d’affari di circa 1.000.000 di euro, 7 episodi di estorsione, tra queste due a danno di imprese edili, detenzione di armi. Lo sviluppo investigativo ha consentito inoltre di accertare che Pasquale Galdieri, avendo appreso che la famiglia Forte di Avellino aveva creato un’attività illecita relativa all’acquisizione di immobili posti all’asta, ha concordato con gli esponenti della famiglia Forte, per il tramite di Damiano Genovese, una percentuale del 50% sui ricavi derivanti da questa illecita e lucrosa attività. Si è dato altresì esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza di due autorimesse adibite a parcheggio autovetture, un lavaggio, due società di costruzioni e diversi conti correnti bancari. Inoltre sono stati notificati avvisi di garanzia e perquisiti per il reato 416 ter, scambio elettorale politico-mafioso, esponenti provinciale della Lega e Damiano Genovese, figlio del Boss Amedeo. Sono state effettuate anche perquisizioni con la presenza dei Sostituti Procuratori D.D.A. di Napoli Dott.ssa Simona Rossi, Dr. Luigi Landolfi, Dr. Henry John Woodcock e la collaborazione della GDF, presso studi Legali per la ricerca di documentazione utile a dimostrare il reato di turbativa d’asta nel settore immobiliare a carico del “gruppo Forte”. Contestualmente la Polizia di Stato ha proceduto ad una serie di perquisizioni ex art. 41 Tulps nei confronti di soggetti ritenuti contigui al sodalizio criminoso oggetto di investigazioni.


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