Calcio

Ventura, avrei dovuto dire no alla Nazionale

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“Ho fatto due grandi errori nella mia vita: la Samp, perché nessuno è profeta in patria e non avrei dovuto lasciare Cagliari e la A. L'altro è stato quello della Nazionale”. Lo dice l'ex ct azzurro Giampiero Ventura, oggi alla guida della , in un'intervista a ‘La Gazzetta dello Sport'. Alla vigilia del debutto contro il Pescara, il tecnico torna sul flop alla guida della Nazionale: “Era gratificante dopo 34 anni di carriera. Ma adesso dico no, non avrei dovuto accettarla. C'erano problematiche a livello politico che non conoscevo. E poi sarebbe dovuto esserci Lippi come d.t. Dopo pochi mesi sono stato delegittimato e abbandonato. Non sono arrabbiato per i Mondiali persi – e comunque non li avrei fatti, mi sarei dimesso prima – ma per non aver creato i presupposti”, dice Ventura, che parlando dell'attuale ct Roberto Mancini aggiunge: “Sta facendo quello che avrei voluto fare io. Appartengo alla generazione che tifa Italia”. Ventura spiega poi i motivi dietro la scelta di ripartire da Salerno: “Mi ha chiamato Lotito, mi ha chiesto una mano per ricostruire in una grande piazza dopo tre anni difficili: proprio come trovai il Torino. Ho preso la patata più bollente della B, ci vuole tempo; abbiamo fatto uno dei ritiri migliori che ricordi perché ho tanti giocatori con voglia di rifarsi. Mi piacerebbe essere ricordato per aver riportato la gente allo stadio, non per aver vinto”. L'amicizia con Lotito è nata in Nazionale? “No -risponde-. C'era stima anche prima, il rapporto è sempre stato vivo e poi lui è molto più simpatico di quanto si pensi”.


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