L’autopsia conferma, Iolanda maltrattata fino alla morte. Il racconto della madre: “Mio marito non la voleva, urlavo per farmi ascoltare dai vicini”

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Nocera Inferiore. La piccola Iolanda Passariello è morta a causa delle lesioni riportate, è l’esito dell’esame autoptico disposto dalla procura dopo che la bambina di otto mesi di Sant’Egidio del Monte Albino è arrivata in condizioni disperate all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore la notte tra Venerdì e Sabato. Sulla vicenda oggetto di indagine da parte della Procura di Nocera c’è massimo riserbo. La piccola Iolanda in ospedale è arrivata con lividi, ecchimosi, e altre ferite segni di violenza. La certezza è che il decesso è avvenuto a seguito di un evento traumatico. I medici legali, inoltre, hanno effettuato anche un prelievo di parte dei tessuti che saranno oggetto di esame istologico che farà ancora più luce sulle cause del decesso. La salma è stata liberata e nei prossimi giorni sarà celebrato il funerale. Per la circostanza Nunzio Carpentieri, sindaco di Sant’Egidio del Monte Albino, comune di residenza della famiglia, ha disposto il lutto cittadino. A ripercorrere i momenti di quella tragica sera è Immacolata Monti, la madre di Iolanda e moglie di Giuseppe Passariello finito in carcere per la morte della piccola. Un provvedimento cautelare emesso per paura che l’uomo potesse fuggire. Gli investigatori ritengono che sia stato lui a procurare quelle ferite alla figlia, ferite che poi avrebbero portato la piccola alla morte. Accuse confermate anche dalla moglie che, alla fine, ha ceduto e raccontato tutto agli inquirenti.  “La situazione ha cominciato a degenerare –  ha raccontato la donna – quando è tornato dalla comunità. Ha ricominciato a maltrattare mia figlia ogni giorno. Mio marito prendeva mia figlia dalle guance con una sorta di pizzicotto e la sollevava in alto.  Mia figlia continuava a pian­gere e io non potevo prote­stare altrimenti mi avrebbe picchiato. Anche prima dei pizzicotti prendeva mia fi­glia in braccio e la stringeva forte al viso e strofinava il suo viso contro il suo, tanto da procurarle fuoriuscita d sangue. Verso le 3.30 (la notte tra venerdì e sabato nrd) quando mia figlia dormiva mi sono sve­gliata per andare in bagno ma prima ho controllato se stesse bene mi sono accorta che non respirava, era tutta gonfia in viso e aveva gli occhi chiusi, non ho sentito il battito del cuore. L’ho rimessa nella culla e sono andata a chiamare mio marito, ho preso la bambina e l’ho portata in cucina, mio marito era sul divano. Mio marito – continua la donna – ha detto di non pre­occuparmi, forse era in coma. Ho preso un bic­chiere d’acqua e gliel’ho buttato sul viso per provocare in lei una reazione. Visto che non respirava mio ma­ rito ha cominciato a farle la respirazione bocca a bocca e io sono andata a chiamare la mia vicina Anna per far chiamare l’ambulanza”. Nel racconto la donna dice anche che il marito non era stato contento alla notizia che di li a poco la moglie avrebbe partorito una figlia femmina.  “Da quando ha saputo che sa­rebbe stata una figlia fem­mina – racconta – mi ha detto che non sarebbe stata la stessa cosa perché lui era più attaccato al maschio. Infatti quando è nata già in ospedale si limi­tava a prenderla in braccio poche volte. Poi, a 4 mesi mio marito ha cominciato a dirmi che non la voleva perché voleva un altro maschio. Da lì ha comin­ciato a darle dei pizzicotti e a dire che non la voleva, questi pizzicotti erano abba­stanza forti tanto che la bambina cominciava subito ad urlare. Nonostante ciò egli continuava ad utilizzare ancora la forza, la stringeva doveva capire che lui era il padre. Io dicevo a mio marito che doveva smettere, doveva rima­nere calmo. Per un po’ ha smesso perché io comin­ciavo subito ad urlare non appena lo vedevo con la bambina. Urlavo forte per farmi sentire fuori da casa mia, con la speranza che qualcuno sentisse le mie grida e chiamasse i carabinieri”. (emidav)



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