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Per quanto riguarda l'ospedale del Rione amicizia, Teodoro e Giuseppe De Rosa, già esponenti del clan Contini, vicini ai capi con ruoli di elevata fiducia e gestori del bar e del ristorante del San Giovanni tracciano con le loro dichiarazioni - scrive il gip - "una desolante mappa di controllo camorristico del nosocomio pubblico, che va dall'utilizzo del medesimo come luogo di incontri mafiosi o di ricezione di pagamenti usurari ed estorsivi, al controllo delle visite mediche e degli interventi chirurgici, con la compiacenza o la sottomissione del personale, in violazione di qualsivoglia regola interna; dai favoritismi illeciti al clan per false perizie o falsi referti al controllo del clan sulle ditte esterne appaltatrici di servizi vari, primo dei quali quello di pulizia". Dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giuseppe De Rosa emerge che uno dei sodali all'Alleanza, ad esempio, era un "portantino dell'ospedale San Giovanni Bosco" che gestiva le "aperture di reparti" oppure "interveniva sui sindacati". Avvenivano inoltre "assunzioni solo formali" nella ditta delle pulizie per avere "un legame" tra il clan e l'ospedale e non certo per fare le pulizie. Un collaboratore di giustizia, addetto alle pulizie, ha raccontato che il titolare della ditta faceva capo a lui per "le relazioni con il clan Contini e tutto ciò che serviva a tenere buoni rapporti tra il clan e la vita dell'ospedale. La mano del clan era in tutta la vita dell'ospedale".
"I direttori sanitari - riferiva Teodoro De Rosa - sono sempre stati a disposizione del clan perché altrimenti rischiavano… e anche i medici e l'ufficio amministrativo". In particolare erano presenti medici nel nosocomio che "hanno prestato la propria opera per feriti da arma da fuoco del clan che non dovevano passare in ospedale". "Si tratta di un do ut des in cui da parte del clan è assicurata protezione, anche fisica, a coloro che ne facciano richiesta - scrive il Gip - ricevendone in cambio la messa a disposizione (in favore di membri del sodalizio) di strutture e professionalità, accessibili secondo canali privilegiati e non istituzionali, certamente non consentiti alla collettività generalmente considerata".
Rosaria Federico






