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In ricordo di Zeffirelli, una vita per la cultura

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“Il sapere è una sorgente, ma purtroppo l’ignoranza è un mare”. É solo una delle tante espressioni lucide e abrasive con cui Franco Zeffirelli, regista e scenografo capace di passare con naturale sapienza dalla prosa alla lirica, ha raccontato il suo modo di concepire l’esistenza e il suo approcciarsi all’arte, alla cultura e alla bellezza. Appassionato e ruvido, polemico e tenace, mai banale, capace di cogliere le profondità dell’animo umano, Zeffirelli si è spento all’età di 96 anni “serenamente” alla fine di una lunga malattia, come ha scritto sul sito web la sua Fondazione pochi minuti dopo il suo decesso. Il Maestro riposerà nel cimitero delle Porte Sante di Firenze, la città dove era nato e per la quale ha avuto un amore viscerale e profondo, da autentico fiorentino doc. Non a caso due anni fa, dopo aver trascorso larga parte della sua esistenza a Roma, aveva voluto trasferire nella città del Rinascimento tutto il suo bagaglio di opere e di documenti, di quadri e di sapere. “Che Firenze prenda a cuore il mio archivio”, dichiarò quasi a voler portare in dote il suo sapere, la sua storia di artista, i suoi cimeli legati ai suoi incontri. Dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti a Firenze il suo primo contatto con il set lo ha avuto da attore, accanto alla grande Anna Magnani ne ‘L’onorevole Angelina’. É il 1947. Il regista di quella pellicola è Luigi Zampa ma è la collaborazione con Luchino Visconti che aprì a quel ragazzo fiorentino il mondo della settima arte. Con Visconti come guida sboccia il talento per la scenografia e la regia. Il suo primo film è del 1957, ‘Camping’. E’ l’inizio di un lungo percorso che lo porta dieci anni dopo a raccogliere i primi tributi di gloria e di successo con ‘La Bisbetica domata’ e ‘Romeo e Giulietta’, pellicola del 1968 quest’ultima, premiata con due Oscar per la fotografia e per i costumi. Le opere di Shakespeare segnano altre tappe della sua carriera, proseguendo verso la fine degli anni Ottanta con l”Otello’ e l”Amleto’. Ma Zeffirelli il grande pubblico popolare lo aveva già conquistato con ‘Fratello sole, sorella Luna’ nel 1971 sulla vita di Francesco d’Assisi e per lo sceneggiato tv ‘Gesù di Nazareth’ del 1976, trasmesso sul primo canale nazionale in cinque puntate, un must della televisione nazionale che venne replicato specialmente in occasione del Natale o della Pasqua. Nel 1979 con ‘Il Campione’ va a scrutare anche nel mondo dello sport e delle sue tragedie con la storia di un ex pugile (si tratta del remake di ‘The Champ’ del 1931), e prosegue nella sua divulgazione mischiando cinema e arte, storia e musica lirica con la ‘Traviata’, ‘Pagliacci’, ‘Il giovane Toscanini’. Quindici anni fa venne nominato Cavaliere Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico da Elisabetta II. E nel 1994 ebbe anche una esperienza politica da senatore, in quota Forza Italia, seggio che mantenne fino al 2001. “Ho sempre pensato che l’opera sia un pianeta dove le muse lavorano assieme, battono le mani e celebrano tutte le arti”, ha raccontato nel corso di una della sue tante interviste certificando il suo pensiero da artista, da ultimo grande maestro del cinema italiano.


Articolo pubblicato il giorno 15 Giugno 2019 - 17:42

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