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Alle 17,58 risuona il silenzio sotto l’albero Falcone: l’Italia commemora, 27 anni dopo, la strage di Capaci

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Risuona il silenzio, sotto l’albero Falcone, alle 17.58 per ricordare l’ora esatta in cui il tritolo di Cosa Nostra, a Capaci, uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. I nomi delle vittime della strage di Capaci sono stati letti sul palco da alcuni bambini che hanno partecipato a ‘PalermochiamaItalia’, la cerimonia di commemorazione che ogni anno si svolge in Sicilia. Poco prima nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone di Palermo, dove si celebrò il maxi-processo contro Cosa Nostra, luogo simbolo scelto quest’anno per ricordare le stragi di mafia di Capaci e di via D’Amelio si erano radunate le autorità. Non sono mancate le polemiche politiche per la scelta del ministro Matteo Salvini di far coincidere la data della commemorazione con il proprio tour elettorale. Non c’erano il sindaco Leoluca Orlando, il governatore siciliano Nello Musumeci e il presidente della commissione Antimafia dell’Ars, Claudio Fava. Mentre si sono alternati sul palco, tra gli altri, gli interventi del premier Giuseppe Conte, dei ministri Matteo Salvini, Alfonso Bonafede e Marco Bussetti e del presidente della Camera, Roberto Fico. Maria Falcone, la sorella del magistrato Giovanni, ucciso con la moglie e gli agenti della scorta il 23 maggio 1992, anima della ‘Fondazione Falcone’, ha provato a lanciare un appello in avvio: “Le istituzioni devono essere sempre rispettate e, quindi, sono inutili le polemiche”. Ma è valso a poco, perché Orlando è andato ad accogliere il presidente del Consiglio, ma non è entrato nell’aula bunker di Palermo “purtroppo trasformata in piazza per comizi”. E Salvini ha definito “incomprensibili le polemiche e le assenze di certa sinistra”. Però, al di là delle schermaglie, restano scolpite alcune parole. Come quelle del capo dello Stato, Sergio Mattarella: “I nomi di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina sono indimenticabili. Il loro sacrificio è divenuto motore di una riscossa di civiltà”. Per il premier Conte, ancora, “l’obiettivo è chiaro: vogliamo fare terra bruciata alla mafia. E per farlo dobbiamo garantire anche maggiore giustizia sociale”. Se per Salvini la bomba a Capaci “ha svegliato il popolo italiano”, a detta di Bonafede, “tutte le leggi e le azioni di magistratura e forze dell’ordine hanno bisogno di un supporto di cambiamento culturale e di cultura della legalità”. Un tasto che ha toccato anche il ministro Bussetti, il quale ha definito “Falcone e Borsellino due supereroi”. E non solo. Perché il capo della polizia di Stato, Franco Gabrielli, ha chiarito che “le mafie e la criminalità sono il primo problema di sicurezza del Paese” e che con la cattura di Matteo Messina Denaro “la partita non sarà chiusa”. Tre ore circa di cerimonia in diretta tv, perché “la Rai era presente allora ed è presente ogni anno perché la memoria resti viva”, come ha ricordato il presidente Marcello Foa. Dal canto suo, Fico non le ha mandate a dire: “Vogliamo sconfiggere la mafia definitivamente e chiuderla con questa storia. È la prima emergenza del Paese”. Intanto, fanno ben sperare alcune immagini regalate dagli studenti, arrivati in 1.500 da Civitavecchia a bordo della ‘Nave della legalità’. Una loro rappresentanza era presente nell’aula bunker e ha dato il via alla cerimonia cantando l’inno di Mameli con la mano sul cuore. Poi i ragazzi hanno sfilato in migliaia per le vie di Palermo – recitava uno striscione – come ‘I garanti della legalità’. Perché, come diceva Falcone, citato anche da Mattarella, “gli uomini passano, le idee restano e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”.
“Oggi è cambiato anche il clima, come se ci fosse un rispetto di tutto e tutti per questa giornata. Siete migliaia qui ma in realtà siete decine di migliaia che oggi credono che la mafia si può combattere, che possiamo strappare dalle mani della mafia la nostra libertà”. Così il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho parlando all’albero Falcone a Palermo.

“La nostra vita sarà più gioiosa se ci libereremo dalla mafia”. Così Maria Falcone, presidente della Fondazione Falcone e sorella del giudice ucciso, visibilmente commossa ha parlato dal palco allestito sotto l’albero Falcone a Palermo. “Ho quasi la sensazione oggi di vedere Giovanni che esce dal portone con le sue cartelle sotto braccio” ha aggiunto. 

 “Stamattina sono stato a Capaci nel luogo dove hanno perso la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani e non dimentichiamo i superstiti e ho visto i ragazzi. Li ho visti in piazza. Li ho visti qui. Non prendiamoli in giro. Questa societa’ si preoccupa per i giovani, ma non se ne occupa come dovrebbe, il miglior modo di camminare insieme e quello di mantenere una memoria viva, non la retorica della memoria”. Lo ha detto Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, poco prima di prendere parte al corteo partito da via D’Amelio. E in merito alla mancata partecipazioni di alcuni esponenti istituzionali alla cerimonia che si e’ svolta nell’aula bunker don Ciotti ha ribadito che “le diversita’ sono un dono, sono una ricchezza. Facciamo in modo di viaggiare nella stessa direzione e non confondere i ragazzi che farebbero fatica a comprendere tutto questo”.


Articolo pubblicato il giorno 23 Maggio 2019 - 18:19

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