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Book Desert: 6 paesi su 10 sono senza libreria. Pasquale Iorio documenta la situazione culturale nella provincia di Caserta

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In questi giorni abbiamo avuto modo di leggere una nuova ricerca intitolata “Book Desert”, che racconta una storia che non avremmo mai voluto sfogliare: quella di un’Italia in cui la libreria più vicina dista almeno mezz’ora di automobile. Emergono dati deprimenti, secondo cui 6 paesi su 10 sono sprovvisti di librerie, per cui le frazioni o le città orfane di una libreria corrispondono almeno al 60 per cento del territorio. Alla luce di questi datti ho provato a ricostruire la situazione dell’offerta e dei servizi  della nostra Provincia nel campo del sapere e della conoscenza. Per restare alle librerie, qui da noi i dati di diffusione sul territorio sono ancora più disarmanti: sono oltre 7,5 su dieci i comuni sprovvisti (cioè solo 14 su 104 hanno una offerta per libri – a volte si tratta di edicole adattate alla bisogna). In tutto abbiamo riscontrato poco più di 35 librerie. Una vera povertà. E’ l’ennesima riprova del fatto che noi restiamo la provincia dove ogni anno si leggono meno libri e giornali, come da tempo certificano le ricerche più importanti sulla qualità della vita nel nostro Paese. In alcune aree territoriali, a volte molto distese, si può dire che permane una sorte di “deserto culturale”. Senza esagerazioni. In altre ci sono degli sforzi per promuovere la cultura come fattore di coesione sociale e di apprendimento permanente, come cerchiamo di fare con la nostra rete delle Piazze del Sapere insieme ad altre associazioni del terzo settore. Ma c’è tanto da fare. Abbiamo provato ad avviare un primo rudimentale censimento sull’offerta di servizi culturali presenti e attivi sul nostro  territorio. E la situazione che emerge non è molto diversa da quella negativa che abbiamo già segnalato per le librerie. Dai dati forniti dal polo regionale abbiamo cercato di capire quanti Archivi o Centri di documentazione sono attivi. Da una recente ricerca del CNR ne sono stati censiti solo 9, la maggior parte chiusi o non accessibili al pubblico e agli studiosi – tra emerge cui il caso scandaloso dell’Archivio di Stato di Caserta. Per quanto concerne le biblioteche, la situazione sembrerebbe migliore: dall’ultima anagrafe in Terra di Lavoro ne risultano censite 141, di cui 72 civiche, con 23 aderenti al SBN Campania, 9 SBN di Napoli; 20 sono afferenti ai vari dipartimenti universitari  e 49 alle scuole o enti religiosi. Ma se si va ad approfondire viene fuori che molte di queste strutture non sono aperte  (a volte per carenza di personale e di fondi per la manutenzione, come nel caso clamoroso del Museo Campano sede di una Biblioteca prestigiosa, con oltre 70mila volumi storici, con emeroteca e Centro di documentazione). Per avere un quadro ancora più completo possiamo contare su circa 30 musei e siti archeologici, alcuni di valore e prestigio assoluto, spesso in stato di degrado. Ancora peggiore è la situazione dei tanti castelli o fortezze che dovrebbero testimoniare la storia e la memoria di tante località, spesso collocati su colline o su alture appaiono tanto maestosi quanto abbandonati e desolati (si veda il caso del Matinale di Cancello scalo, o quelli dei castelli capuani). Infine abbiamo provato a censire anche i luoghi di vita culturale (come i caffè letterari o le varie agorà del sapere diffuse sul territorio). Nonostante l’impegno di alcune realtà giovanili ed associative neanche in questo caso riusciamo ad avere dati confortanti: siamo riusciti a contarne poco più di una trentina  sparsi nei vari centri abitati. Partendo da questi dati abbiamo deciso di mettere in piedi un gruppo di lavoro per rilanciare un percorso  volto ad organizzare i nuovi Stati Generali  della Cultura entro la metà del mese di giugno pv, con alcuni incontri preparatori e seminari di carattere tematico. Da un lato cercheremo di smuovere le coscienze per uscire da una condizione di povertà e di arretratezza in cui siamo relegati da troppo tempo.  Cercheremo di far capire che con la cultura si può ripartire per una rinascita civile ma anche per un riscatto sociale ed economico. Dall’altro lato vogliamo aprire un confronto, sollecitare un’attenzione ed un impegno diverso su questi temi da parte delle istituzioni e dei governanti locali, ma anche delle imprese e del mondo del lavoro. A tal fine un contributo decisivo può essere offerto dalle scuole, dagli organi di stampa (social), dalle competenze del mondo dell’università e della ricerca.


Articolo pubblicato il giorno 30 Aprile 2019 - 10:11

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