Fu ucciso per uno schiaffo al nipote del boss e la Cassazione invia gli atti al tribunale di Santa Maria Capua Vetere.Potrebbe interessarti
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Già nel febbraio 2017 il gip di Napoli aveva escluso l'aggravante mafiosa pur confermando il contesto camorristico in cui avvenne il delitto. Di qui l'invio degli atti alla Procura ordinaria di Santa Maria Capua Vetere. Il giudice per le indagini preliminari sammaritano, però, aveva condiviso le argomentazioni del pm che, nel reiterare la richiesta di arresto, aveva ribadito l'aggravante mafiosa.
Secondo quanto rilevato dal gip di Santa Maria Capua Vetere "l'omicidio fu commesso per consolidare il potere di Raffaele Amato e Cesare Pagano all'interno del clan da loro capeggiato, la cui autorità era stata posta in discussione da Barretta non solo con lo schiaffo dato, per una ragione banale, al nipote di Raffaele Amato, ma soprattutto con le successive affermazioni, secondo cui "le cose potevano cambiare", nel senso che se ora comandavano gli Amato-Pagano il futuro poteva essere diverso".
Di qui il ricorso del gip di Santa Maria Capua Vetere in Cassazione per risolvere la questione della competenza territoriale. I giudici del Palazzaccio hanno deciso l'invio degli atti al gip di Santa Maria Capua Vetere condividendo il fatto che la competenza del tribunale napoletano si era esaurita già con la decisione del medesimo tribunale di escludere la sussistenza dell'aggravante mafiosa.
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