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Camorra, i pentiti ‘incastrano’ Ciro Contini come capo del clan Sibillo ma cade l’accusa per l’omicidio Galletta

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I giudici del Tribunale del Riesame di Napoli hanno annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Ciro Contini, nipote del boss Eduardo Contini “‘o romano” e anello di collegamento tra la cosca del Vasto e i Sibillo, emessa in relazione all’omicidio di Luigi Galletta, il meccanico (vittima innocente della Camorra) ammazzato il 31 luglio del 2015 nell’ambito della faida scoppiata tra i Sibillo e i Buonerba. Contini, arrestato due settimane fa nell’ambito del blitz sfociato in 27 arresti (indagati i Sibillo e due dei Buonerba), era accusato di essere stato l’esecutore materiale del delitto. Il Riesame ha però confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere rispetto all’accusa di associazione di stampo mafioso per aver fatto parte dei Sibillo annullando in accoglimento delle approfondite questioni giuridiche formulate dagli avvocati Dario Vannetiello e Dario Procentese quella relativa all’omicidio Galletta.

L’azione omicidiaria, avvenuta il 31.07.15, si inserisce nella violenta faida tra il clan Sibillo ed il clan Buonerba, gruppi contrapposti ed operanti nel centro storico di Napoli, luogo questo dove sono avvenute le estorsioni alle  note pizzerie napoletane Sorbillo e De Matteo, vicende queste agli onori della  cronaca negli ultimi mesi.Due giorni prima dell’omicidio,  la vittima,  un giovane meccanico, fu picchiato violentemente sulla testa con il calcio di una pistola, con conseguente  trauma cranico, in quanto non volle rivelare il luogo ove si trovava suo cugino, Criscuolo Luigi, ritenuto affiliato al contrapposto clan Buonerba.

Purtroppo, due giorni dopo il pestaggio, i killer ritornarono presso l’officina colpendo Galletta  mortalmente  con plurimi colpi  di arma da fuoco diretti in zone vitali.Nonostante  agli atti già vi era la ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Napolitano Antonio  “o Nannone”, seguita anche dalla sentenza di condanna in primo grado, la difesa di Ciro Contini è riuscita ad incrinare quello che appariva un solidissimo impianto accusatorio, sia con riferimento all’episodio delle lesioni gravissime sia con riferimento al brutale omicidio.

L’accusa poteva far leva, oltre che sulla intervenuta condanna  del correo Napoletano Antonio,   sul contenuto di numerosissime ed allarmanti  intercettazioni avvenute tra gli appartenenti al clan Buonerba  nonché sulle dichiarazioni del pentito Orefice Pasquale.Infine, vi erano  le immagini del sistema di video sorveglianza di due bar adiacenti al luogo in cui avvenne il delitto le quali ritraevano in sella dello scooter utilizzato per l’omicidio un uomo con caratteristiche  fisiche compatibili con quelle di Ciro Contini.Tutto questo, per sofisticate ragioni giuridiche sollevate dalla difesa del giovane e spietato boss, non è bastato per incastrare il nipote di Edoardo Contini, detto “o romano”, cofondatore della cosiddetta “Alleanza di Secondigliano”.

Viceversa, grazie ad un certosino degli inquirenti, ha retto l’altra  accusa mossa  dalla Direzione distrettuale antimafia, quella di aver Ciro Contini diretto ed organizzato negli anni 2013-2018 il clan Sibillo, anche e soprattutto dopo la morte di Emanuele Sibillo e la latitanza del fratello di quest’ultimo. A  suffragare il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso un  numero impressionante di collaboratori di giustizia, ben dodici :  Esposito Bruno, Amirante Vincenzo, Esposito Domenico, Overa Maurizio, Scuotto Claudio, Esposito Carmine, Monteano Nunzio, Baldassare Assuntina, Orefice Pasquale, Piezzo Cristiano, Campanile Carmine, Buonocore Gennaro. Le dichiarazioni  dei pentiti appaiono riscontrate dalle intercettazioni avvenute presso la casa  di Adriano Contini, padre di Ciro, nonchè dalle intercettazioni avvenute  presso le abitazioni dei sodali del contrapposto clan Buonerba.

Inoltre, dagli atti investigativi  e dalle propalazioni di qualche  pentito emergerebbe   che, nel corso dell’anno 2018,  elementi di  vertice del clan Contini  avrebbero affidato proprio  a Ciro Contini, anche alla luce del pesante cognome che porta, la direzione ed organizzazione  dell’omonima  e storica consorteria camorristica, autorizzando costui a girare armato ovunque.Non a caso, proprio di recente, in data 24.11.18, Ciro Contini fu inseguito e, dopo una spettacolare inseguimento, fu tratto in arresto per aver portato in luogo pubblico  una pistola 357 magnum con colpo in canna, pistola di cui cercò inutilmente di disfarsi durante la fuga. Non resta che attendere il deposito della motivazione della sorprendente decisione con la quale il Tribunale di Napoli renderà note le ragioni per le quali ha condiviso le efficaci tesi difensive in merito alla  estraneità di Ciro Contini  all’omicidio  di Luigi Galletta.     


Articolo pubblicato il giorno 27 Marzo 2019 - 23:37

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