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L’unica in regola e’ la sorella boss che per gli inquirenti ha il controllo del complesso di edilizia popolare. Il ‘Parco Verde’ di Caivano e’ da anni simbolo di degrado nel Napoletano. Un agglomerato di palazzoni con poco verde non curato intorno alla fine di una strada, teatro di storie di cronaca nera come il caso di pedofilia culminato con la morte di una bimba di 6 anni, Fortuna Loffredo. Una ‘piazza di spaccio’ ampia, un territorio di ‘guerre’ tra clan, un rifugio per latitanti. Un luogo in cui lo Stato, nella veste di ente locale, e’ assente persino quando si tratta di far valere i propri diritti. I carabinieri della tenenza di Caivano su disposizione della Procura regionale presso la Sezione Giurisdizionale per la Campania della Corte dei Conti hanno per questo notificato inviti a dedurre nell’ambito di una prima tranche d’indagine per danno erariale alle finanze del Comune di Caivano dovuto alla cattiva gestione del ‘Parco Verde’, realizzato ai sensi del Titolo VIII della Legge 219/81 e passato nel patrimonio immobiliare dell’ente nel 2001. Le informative dell’Arma hanno in via preliminare provato una perdita per le casse pubbliche stimata in oltre un milione di euro per una sistematica omessa riscossione negli anni dei canoni di locazione e delle indennita’ di occupazione derivanti per i 750 alloggi e i 32 locali ad uso commerciale e artigianale insistenti nel complesso, la maggior parte occupati senza requisiti. Destinatari dei provvedimenti sono alcuni ex sindaci e segretari comunali, nonche’ ex dirigenti di specifici settori dell’Ente, ritenuti responsabili a vario titolo di una cattiva gestione amministrativa e tecnica del patrimonio immobiliare, poiche’ nonostante chiari indirizzi per la risoluzione dell’annosa problematica fossero stati dettati dalle varie amministrazioni politiche e commissariali susseguitesi nel tempo, non hanno svolto un’adeguata azione di controllo. Non c’e’ stata nemmeno azione di contrasto alle occupazioni abusive; l’istruzione e definizione delle svariate istanze di regolarizzazione, fatta eccezione appunto per quella presentata dalla sorella di Pasquale Fucito, definita per gli investigatori “con estrema perizia e sollecitudine”; tantomeno la riscossione dei canoni derivanti dagli immobili occupati o il recupero delle morosita’.
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