La modifica della normativa sugli appalti introdotta nella legge di Bilancio con un maxi-emendamento governativo aumenta i rischi di corruzione e, anche quando non girano mazzette, cala la trasparenza. Lo dice, in una intervista al Fatto quotidiano, il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, che vede rischi nella riforma degli appalti. Cantone indica come nodi problematici l’affidamento diretto e la mancanza del certificato antimafia per i contratti fino a 150.000 euro. “La soglia comunitaria che impone l’obbligo di gara per i lavori – spiega – e’ 5,2 milioni, per servizi e forniture 210.000 euro, ovvero poco sopra quella fissata dal governo per gli affidamenti diretti con tre preventivi. Al di sotto di queste cifre, ogni Paese puo’ fare quello che vuole. Ma non in tutti gli Stati europei ci sono gli stessi problemi di criminalita’ organizzata che registriamo in Italia”. Vuol dire che la riforma agevola le mafie? “Sotto i 150.000 euro – risponde – non e’ richiesta neanche la certificazione antimafia e la gara non sara’ pubblica d’ora in poi. C’e’ il rischio che imprese legate alla criminalita’ organizzata, al Nord come al Sud, ne approfittino”.
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