Lavoro nero nella ditta dei Di Maio, spuntano altri due operai. Il prete di Pomigliano ‘si facciano i controlli’

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Pomigliano. Lavoro in nero nell’impresa edile del padre del Ministro del Lavoro Luigi Di Maio emergono altri due casi raccontati da le Iene e si scatena la bagarre. Cronisti assediano l’abitazione dei genitori del vice premier che non rispondono alle domande. La Ardima srl di Pomigliano d’Arco, finisce nuovamente nell’occhio del ciclone e stasera sarà nuovamente al centro di un servizio delle Iene, il programma in onda su Italia 1. Secondo gli inviati del programma Filippo Roma e Marco Occhipinti, si allargano le irregolarità dell’impresa edile di famiglia del vicepremier (oggi ne è socio al 50%). Dopo il caso del manovale Salvatore Pizzo, che lavorò per l’azienda senza un contratto regolare e che ha denunciato il fatto alle Iene domenica scorsa, nella puntata di stasera vengono intervistati gli altri due operai: avrebbero lavorato in nero rispettivamente 8 mesi e tre anni e uno di loro avrebbe fatto causa per contributi e competenze mai versati. Luigi Di Maio, nuovamente interpellato, promette ulteriori verifiche. Secondo il quotidiano La Repubblica, contro il padre di Di Maio potrebbe aprirsi un altro fronte legato ad alcune strutture che si trovano su un terreno di sua proprietà nel vicino comune di Mariglianella, su cui la polizia municipale ha avviato accertamenti.
Luigi Di Maio, ha nuovamente ‘scaricato’ il papà sostenendo di essere a disposizione per dare ‘tutte le informazioni che servono, ovviamente riguardano un periodo in cui non ero né socio né gestore di quella azienda, come non sono gestore dell’attuale”.
A Pomigliano d’Arco, paese dove abitano i Di Maio c’è fibrillazione. Il prete-operaio di Pomigliano d’Arco, don Peppino Gambardella, ha annunciato che farà visita alla famiglia di Luigi Di Maio per portare la propria ”vicinanza spirituale” ma sottolinea di essere dalla parte dei diritti dei lavoratori ”se quanto riportano i giornalisti corrispondesse a vero, indipendentemente dal mio giudizio personale”. Il prete auspica che tutta questa storia faccia scattare dei controlli: “Se ci si guarda intorno, ci si accorge che ci sono centinaia di imprese e ditte edili che contano operai a nero. E molti lavoratori, quando sono inquadrati, hanno una busta paga fasulla. Se tutto quanto è venuto fuori corrispondesse a vero, auspico che però apra la strada a controlli capillari, in tutte quelle aziende dove si calpestano i diritti degli operai, e non è riconosciuta loro la dignità del lavoro. Ribadisco la mia stima ed il mio affetto per Luigi e per la sua famiglia – spiega il parroco – sono bravissime persone, a partire da Antonio, umile, molto riservato, senza grilli per la testa nonostante il figlio sia vicepremier. Di ispirazione cristiana, ha un gran senso del dovere e tanto amore per la sua famiglia. Continua a portare avanti una vita morigerata insieme ai suoi familiari, ed è davvero peccato offendere lui e la sua famiglia”. Don Peppino però ha delle perplessità: “Ho l’impressione che in questo caso specifico ci si trovi di fronte ad un disegno politico. E’ strano che si rispolveri una storia dopo così tanti anni, senza rivolgersi prima alle autorità, si ha l’impressione che ci sia volontà di voler fare del male a Luigi politicamente. E allora pero’ si dovrebbe lottare sul piano politico, non in questo modo”. Il parroco della chiesa San Felice in Pincis, parrocchia dei Di Maio, ha poi aggiunto: ”Non sono un giudice e non devo giudicare quello che è accaduto. Se Antonio ha sbagliato è giusto che paghi, perchè indipendentemente dal mio giudizio personale, difendo sempre i diritti degli operai. Per tutto il giorno alcuni cronisti sono stati sotto casa della famiglia Di Maio ma non è arrivata nessuna risposta dalla casa dei genitori del vicepremier.
“Non potete entrare, nessuno ha nulla da dire”, risponde una donna al citofono a quanti chiedono di poter parlare con il papà o con altri familiari del pentastellato vicepremier. Alcuni vicini, sin da ieri, chiedono “un po’ di pace” per la famiglia Di Maio, serrando le porte mentre i cronisti cercano una testimonianza. Nel piazzale adiacente la piccola palazzina dove abitano i familiari del vicepremier, dove c’è un distributore di benzina, alcuni anziani commentano il via vai dei giornalisti: “Vi state accanendo contro le persone sbagliate – sorride un uomo – questa è brava gente, famiglia onesta davvero”.


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