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Ecco perché la camorra appicca gli incendi nei centri di stoccaggio dei rifiuti

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Nel 2014 il fenomeno che diete il triste nome di “Terra dei Fuochi” a questa bellissima e produttiva terra era diventato troppo evidente avevamo avuto pesantissime multe e richiami dalla comunità Europea: bisognava tamponarlo. Si incendiavano rifiuti ogni giorno in ogni dove: discariche abusive, cigli delle strade, nelle campagne migliaia di tonnellate di rifiuti urbani, differenziati, indifferenziati, speciali e industriali prendevano fuoco. Nacque così L’articolo 1 della legge 6/2014 (per la Terra dei Fuochi). Che prescrive che “chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata è punito con la reclusione da due a cinque anni. Nel caso in cui sia appiccato il fuoco a rifiuti pericolosi, si applica la pena della reclusione da tre a sei anni”. Non era difficile pensare che i criminali che operano nella sovrapposizione dei rifiuti speciali e urbani per coprire l’evasione fiscale delle aziende “a nero” si accorgessero che, di conseguenza, se si appicca il fuoco a rifiuti non abbandonati e non depositati in maniera incontrollata, non si ricadeva nel reato previsto dalla legge.
Dalla promulgazione della legge, questa violazione per non incappare in un reato penale ma in una sola sanzione ha determinato il progressivo spostamento dei roghi tossici di tutte le “Terre dei Fuochi” dai bordi delle strade e dalle discariche abusive, oggi sanzionabili penalmente, all’interno degli impianti legali di stoccaggio dei rifiuti innanzitutto per coprire l’ordinaria commistione di materiali di differente provenienza con codici Cer alterati da “giro bolla” insieme ai rifiuti speciali prodotti in regime di evasione fiscale.

 Gustavo Gentile

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