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Pozzuoli, i lavoratori del camping Solfatara: ‘Noi licenziati senza pericoli e nelle strutture vicine si continua a lavorare’

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Pozzuoli. Dopo i tragici fatti avvenuti lo scorso 12 settembre 2017 nel cratere della Solfatara dove perse la vita un’intera famiglia di turisti uccisi da una fuga di gas che si aprì improvvisamente dal sottosuolo, la Procura ha messo sotto sequestro preventivo anche un’area campeggio gestita dall’azienda Vulcano Solfatara. L’area camping al cui interno aveva un indotto con il sequestro ha portato i tanti lavoratori che vi erano all’interno ad essere impossibilitati a svolgere l’attività. Da quasi un anno l’area è interdetta e i lavoratori attendono delle precise risposte dalla Procura che segue il caso. La zona fu chiusa perché ritenuta dai tecnici del tribunale pericolosa, secondo gli inviati della Procura “l’aria era irrespirabile a causa dei gas provenienti dal sottosuolo”. A raccontare tutto è una dipendente Vincenza Testa. “Come dipendente posso dire che lì ci passavo la maggior parte delle mie giornate e mai mi sono sentita male per questo – afferma – posso anche dire che c’erano clienti che nel campeggio trascorrevano lunghi periodi estivi”. I dipendenti, fanno sapere, sono anche disposti a sottoporsi ad un controllo clinico per comprendere se l’esposizione ai gas abbia causato problemi clinici. I lavoratori chiedono che venga riaperta l’area che, a loro dire, non crea nessun rischio per la salute. Un’area che attraeva migliaia di turisti l’anno e che attualmente è interdetta. Alcuni lavoratori sono stati licenziati dall’azienda. Una vicenda che, fanno sapere gli ormai ex impiegati, inspiegabile alla luce di abitazioni, alberghi, scuole immersi poco distanti dalle buche con gas e vapori.

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