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La questione risale allo scorso anno quando il 70enne attraverso un’agenzia immobiliare stipulò con l’avvocato un preliminare di compravendita per l’acquisto di una case e, attraverso tre assegni, versò una caparra di 100mila euro. Nel preliminare tra le clausole era stata inserita la stipula del rogito dal notaio entro e non oltre il 30 gennaio dello scorso anno.
La vittima inizia a sollecitare l’agenzia perché ha urgenza, l’avvocato da parte sua temporeggia e chiede di far slittare la stipula del rogito ma il professore non ci sta. Arrivati al giorno della stipula dell’atto finale il professore si presenta puntuale. Sono presenti il funzionario di banca dove deve essere concluso il contratto, il notaio, gli agenti immobiliari e il proprietario dell’immobile. Il legale con tono marcato inizia a dire di aver sostenuto spese extra di condominio e che quella spesa, di circa 2mila euro, deve essergli erogata dall’acquirente dell’immobile, altrimenti sarebbe saltato tutto. Il docente si rifiuta e l’avvocato lascia la sala senza la firma del contatto. Dopo qualche giorno il legale avvisa l’acquirente che non essendo intervenuto il rogito entro la data stabilita nel contratto preliminare, avrebbe trattenuto definitivamente, la somma di centomila euro. Il professore l’ha così denunciato in procura.
Si fa dare una caparra di 100mila euro poi non vende più la casa: avvocato a processo
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