Al napoletano Giovanni Gallavotti il premio Nobel per la fisica matematica

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Il fisico Giovanni Gallavotti e’ il primo italiano a vincere il Premio Poincare’, il maggiore riconoscimento internazionale per la fisica matematica. Assegnato ogni tre anni, il premio e’ stato istituito nel 1997 e Gallavotti e’ stato premiato per le sue ricerche sulla meccanica statistica, sulla teoria quantistica dei campi, la meccanica classica e i sistemi caotici. Nato 77 anni fa a Napoli, Gallavotti e’ membro dell’Accademia dei Licei e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).  Gallavotti non è nuovo a riconoscimenti. Nel 1997 ha ricevuto il ‘Premio nazionale Presidente della Repubblica’ per la Classe di scienze naturali dell’accademia nazionale dei Lincei e, nel 2007, ha vinto la Medaglia Boltzmann, il più alto riconoscimento internazionale per contributi scientifici alla meccanica statistica. Il fisico, nominato professore emerito dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma, è membro dell’Accademia dei Lincei e dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). Oltre a Gallavotti sono stati premiati Michael Aizenman e Percy Deift.

“Lo considero un premio alla carriera”: e’ questo, per Giovanni Gallavotti, il Premio Poincare’ per la fisica matematica. “Nella motivazione – ha detto  – c’e’ la traccia del mio percorso culturale. E’ stata una cosa inaspettata, sono molto contento”. Nella sua lunga carriera scientifica Gallavotti ha spaziato in molti settori, come la meccanica statistica, la teoria quantistica dei campi, i sistemi caotici, ma il filo rosso del suo lavoro e’ “l’interesse per le tecniche utilizzate per studiare i vari problemi fisica, anche se sono molto diversi tra loro. Quello che mi interessa – ha aggiunto – e’ la scienza della natura, sia nei suoi aspetti storici sia in quelli tecnici”. Sono stati i secondi ad affascinarlo in modo particolare. Se ne e’ sempre occupato e negli ultimi dieci anni lo hanno portato a studiare i sistemi che non sono in equilibrio. “La termodinamica – osserva – e’ nata con l’era industriale, quando si sono costruiti i primi motori si e’ comunicato a studiare massimo rendimento possibile: era una questione teorica, ma di grande importanza per l’ingegneria e all’inizio dell’800 queste ricerche hanno permesso di calcolare il massimo rendimento che si puo’ ottenere da una macchina”. Allora, prosegue, “il problema riguardava soprattutto i sistemi in equilibrio termico, mentre negli ultimi anni ‘e’ stato il tentativo di estendere questi studi a sistemi che non sono in equilibrio”. La nuova disciplina, la meccanica del non equilibrio, ha cominciato a spaziare fra la meccanica dei sistemi macroscopici a quelli microscopici. “Erano studi interessanti – rileva – e alla a fine degli anni ’90 ho fatto in questo ambito un lavoro ben visto dalla comunita’ scientifica: era uno studio che cercava di trovare le proprieta’ universali di questi sistemi”. Parlare di applicazioni e’ tutt’altro che semplice, ma fin da adesso e’ possibile vederne alcune all’orizzonte. Una, importantissima, riguarda ad esempio la stabilita’ del movimento dei satelliti artificiali: “e’ una questione interessante”, osserva Gallavotti. Spingendosi poi nel campo dell’astronomia, la meccanica dei sistemi in non equilibrio potrebbe essere applicata al movimento dei pianeti. “Sappiamo che il Sistema Solare oggi e’ stabile, ma per quanto tempo restera’ tale?”.

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