Omicidio Errico, la moglie del killer al telefono: “Lui oramai il pensiero che la galera se la deve fare lo tiene…”. LE INTERCETTAZIONI

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“Lui oramai il pensiero che la galera se la deve fare lo tiene…”, diceva al telefono, senza sapere di essere intercettata, così come tutti i familiari, la moglie di Nicola Spina, arrestato insieme con il fratello Anthony a Scalea in Calabria dove si erano rifugiati. Sono accusati di essere gli assassini del 19enne Emaunele “Pisellino” Errico avvenuto il 26 aprile scorso in via Chiaro di Luna nel rione Conocal a Ponticelli. I due oggi compariranno davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. A mettere gli investigatori sulle tracce dei due fratelli era stata la coraggiosa denuncia della mamma della vittima che pochi giorni dopo l’omicidio si era presentata i carabinieri e, come riporta Il Roma, aveva raccontato:  “Quando sono scesa in strada sentendo gli spari, ho notato un’automobile blu fuggire dal luogo dell’agguato e sono riuscita a distinguere al suo interno due giovani. Al lato passeggero ho riconosciuto Antony Spina, un ragazzo che mio figlio frequentava spesso al pari del fratello Nicola. Sono certa che si tratti di lui: nel rione è soprannominato ’o cecchetto o o’ cecato”. A fare fuoco secondo gli investigatori sarebbe stato proprio lui. Nonostante la sua giovanissima età_ 18 anni appena compiuto, era considerato un duro nel quartiere. Il suo profilo facebook è un corollario di violenza: “Se provochi un leone poi non lamentarti se ti sbrana”, aveva scritto qualche mese fa. La lite e il conseguente assassinio con Emanuele ‘Pisellino’ Errico era nata sulla divisione dei proventi dei furti e rapina che la giovane gang del Conocal commetteva in giro. La vittima il giorno prima di essere ammazzato (qualche mese prima aveva posta sul suo profilo facebook: ‘Conocal, qui sono nato e qui morirò’) aveva incendiato per vendetta il motorino dei due fratelli Spina parcheggiato sotto il loro palazzo. Il fumo aveva costretto le famiglie dei due fratelli ad andarsene. Così decidono di punire il colpevole e vanno dal titolare di un supermercato di fronte casa di vedere i filmati del­le telecamere di video sorveglian­za. Quei filmati inchiodano Erri­co, riconosciuto anche perché ha un’andatura “dondolante”. Il gior­no dopo scatta l’agguato nonostante sapessero dell’esistenza della telecamera. E’ la stessa che li riprende in azione.Qualche giorno dopo la madre della vittima va dai cara­binieri e dice di averli visti uccidere il fi­glio.
E così Anthony e Nicola spariscono dal quartiere: vanno pri­ma da parenti a Castel Volturno, poi da altri familiari in via Nazio­nale a Poggioreale, infine a Scalea. Si dividono, poi si riuniscono in attesa di un viaggio definitivo in Germania. Tutta la famiglia parla di loro al telefono e senza precau­zioni. Anche Nicola Spi­na, parla: “Se mi dovevano fare l’agguato già me lo avrebbero fat­to”. Ma la loro fuga ha creato problemi anche alla famiglia. Il pa­dre ce l’ha con Nicola perché “è andato in Calabria e si è portato tutti i soldi senza pensare a nessu­no”. E infine la suocera parla con la fi­glia (e madre delle due bambine di Nicola) per convincerla a pen­sare a se stessa e alle piccole: “Si sono cacciati in una cosa più gros­sa di loro. Era meglio che Nicola diceva dal primo momento: è suc­cesso, è stato uno sbaglio, non so­ no stato io. Non lo pensasse al fra­tello (Anthony) perché il fratello secondo me gli ha fatto fare la ta­rantella”.


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