Vendetta omofoba contro l’ex marito gay: non gli fa vedere i figli. Il Tribunale dà ragione alla donna

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Una vicenda nata nel 2013 quando una coppia di interrompe il rapporto coniugale e il civile, in sede di , stabilisce il diritto del padre a vedere i figli due volte alla settimana. Tutto tranquillo fino al settembre del 2013 quando nascono i primi screzi: l'ex marito si presenta sotto casa ma la compagna da cui si è diviso non gli fa vedere i figli. Questo atteggiamento da parte della mamma si ripete tre giorni dopo e lui decide di rivolgersi alle forze dell'ordine: “Quella che un tempo era la mia compagna ha scoperto che sono omosessuale. Da quel momento per me è iniziato l'inferno: non riesco più a vedere i miei figli. La scelta omofoba di mia moglie non è giusta, è una vendetta che non accetto”. Parla un impiegato di Giffoni Valle Piana che non si arrende e chiede, sulla faccenda, l'intervento dei carabinieri. Presenta diverse denunce finché si arriva in tribunale con quattro testimoni, due carabinieri e la parte lesa interrogati dal giudice monocratico e, dopo diversi anni, si arriva alla emessa dal giudice Enrichetta Cioffi: “Il fatto non sussiste”. La moglie è innocente, non era omofoba ma aveva le sue ragioni. Secondo il giudice del tribunale di Salerno, il problema era un altro. A spiegarlo, all'edizione salernitana de Il Mattino, è l'avvocato Cristoforo Senatore, legale dell'imputata: “La mia cliente ha tutelato i suoi bambini, ha difeso la loro crescita e la loro educazione. La scelta non era dettata dall', le accuse dell'ex marito non sono vere. Abbiamo dimostrato in tribunale che nella nuova dimora e nella nuova vita dell'ex coniuge, esplodevano liti continue con il compagno. L'omosessualità non c'entra. In quel clima violento i due bambini non potevano crescere serenamente. Il giudice ha capito le reali intenzioni della madre dei ragazzi e ha emesso una sentenza di assoluzione”. Le della sentenza verranno pubblicate tra novanta giorni. Poi l'ex marito, con il suo legale di fiducia, dovrebbe presentare ricorso in Corte d'Appello ma senza le motivazioni del magistrato, al momento, è complicato stabilire una strategia legale.



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