Cronaca Giudiziaria

Omicidio dei sette secondi: chiesto l’ergastolo per i killer

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Doppio omicidio in sette secondi. Arrivano le richieste di condanna per l’ex boss di Miano, oggi pentito, Antonio Lo Russo e i suoi fedelissimi. Ieri mattina la procura antimafia ha invocato 16 anni di carcere, in merito all’assassino di Salvatore Scognamiglio e Salvatore Paolillo, per Lo Russo e 14 anni per Raffaele Liberti. Nessuno sconto per gli esecutori materiali del delitto. Infatti il pm ha chiesto l’ergastolo per Luciano Pompeo e Vincenzo Bonavolta. Nonostante la scelta del rito abbreviato le condanne sono tutt’altro che “basse”. E’ stato chiesto dalla pubblica accusa il carcere a vita per gli esecutori materiali del delitto. Lo Russo e Liberti potrebbero cavarsela con 16 e 14 anni di reclusione in ragione del loro status di collaboratori di giustizia. Con la sentenza, attesa per la fine del prossimo settembre, calerà il sipario sui uno dei delitti più clamorosi che il clan dei “capitoni” abbia commesso nel corso della sua lunga storia. L’omicidio di Scognamiglio e Paolillo ha lasciato il segno nelle pagine di cronaca per la chirurgica velocità con cui fu messo a segno. Infatti il duplice agguato si consumò nel giro di appena sette secondi e ‘fissato’ nelle immagini del sistema di videosorveglianza. Secondo le indagini coordinate dal Dda della Procura di Napoli, il duplice omicidio, il 5 agosto 2011, maturò all’interno del clan lo Russo, di cui le vittime facevano parte, a causa di dissidi interni legati alla scelta di Salvatore Lo Russo, padre del boss Antonio, di collaborare con la giustizia. Secondo diversi collaboratori di giustizia, fu Mario Lo Russo, zio di Antonio, una volta appresa la notizia della scelta di collaborare del fratello, a dire che il nipote Antonio non poteva continuare ad avere il comando del clan e che al suo posto doveva esserci Salvatore Scognamiglio, poi ucciso. Eliminato Scognamiglio e riaffermata la propria forza, Antonio Lo Russo, benchè latitante e figlio di un pentito, ha continuato a comandare il clan fino al suo arresto, a Nizza, nell’aprile del 2014.


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