Fine pena mai per i due assassini che sgozzarono il 17enne

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Esclusa la premeditazione, ma riconoscimento dell’aggravante della crudelta’ e sevizie per l’accusa di concorso in omicidio volontario. Su queste basi la Corte d’assise d’appello di Ancona ha confermato l’ergastolo per Igli Meta e ha applicato la stessa pena per Marjo Mema condannato in primo grado a 28 anni e quattro mesi. L’accusa e’ di aver sgozzato nel luglio 2015 Ismaele Lulli, 17enne di Sant’Angelo in Vado in provincia di Pesaro e Urbino per motivi di gelosia riguardanti una relazione con la fidanzata di Meta. “Chiedo scusa a tutti, ho sbagliato e voglio pagare per quello che ho fatto, ma non sono stato io a uccidere Ismaele”, ha ribadito anche oggi Igli Meta, rendendo una dichiarazione spontanea ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Ancona. Ricostruendo la vicenda, ha ammesso di aver colpito quello che era il suo amico con due coltellate, scaricando pero’ la responsabilita’ del fendente alla gola sul connazionale Marjo Meta, che prima di colpirlo a morte indosso’ un paio di guanti che aveva in auto e gli urlo’ “infame”, per via di presunti contrasti che erano sorti tra i due. Il procedimento davanti ai giudici del secondo grado era iniziato il 24 gennaio scorso e rinviato per consentire l’arringa dell’avvocato Carlo Taormina, uno dei due difensori di Igli Meta Durante quella udienza, il pubblico ministero Irene Lilliu aveva chiesto per entrambi gli imputati l’ergastolo per aver ucciso Ismaele, con le aggravanti della premeditazione e della crudelta’ delle sevizie. Conclusioni in linea con quelle del legale della famiglia Lulli e ribadite questa mattina dalla mamma Debora, a margine dell’udienza: “E’ gia’ tutto molto chiaro: entrambi meritano l’ergastolo”. Ismaele Lulli venne ucciso il 19 luglio 2015 nel bosco della Selva Nera, nei pressi di Sant’Angelo in Vado (Pesaro-Urbino): secondo l’accusa, a legarlo alla croce di San Martino, tagliargli la gola con un coltello e a gettarlo in un dirupo fu Igli Meta, albanese di 28 anni, geloso per una presunta relazione sentimentale tra quella che considerava la sua ragazza, Ambera Salji, ventenne macedone, anche lei indagata per concorso nell’Omicidio. Se, pero’, per i difensori di tutti e due gli accusati manca la premeditazione dell’Omicidio, i legali di Meta, convinti che a colpire a morte non sia stato il loro assistito, hanno ribadito la richiesta di una ‘super perizia’ medico-legale, capace di fare chiarezza su chi abbia effettivamente sferrato il fendente alla gola che ha ucciso Ismaele, visto che quelle presentate da accusa e difesa arrivano a conclusioni contrastanti.


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