Napoli: ‘Vogliamo sapere come è morto mio fratello’, la famiglia racconta il calvario del garagista di San Giovanni

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“Noi vogliamo sapere come è morto mio fratello, E soprattutto perché è morto e se si poteva salvare”. Vuole giustizia, Agostino De Rosa, il fratello di Gaetano De Rosa, il garagista di 38 anni di san Giovanni a Teduccio morto due giorni fa mentre arrivava al Loreto Mare forse per una forma di meningite di cui i medici che lo avevano visitato in ben tre ospedali durante la settimana non si sono accorti. La salma dello sfortunato 38enne è stata sequestrata dal magistrato della Procura di Napoli che probabilmente nella giornata di domani conferirà l’incarico al medico legale per eseguire l’autopsia. Nel frattempo sono state sequestrate a che le cartelle cliniche.  Il calvario dello sfortunato Gaetano era iniziato mercoledì scorso quando in preda a forti dolori alle orecchie era andato a Villa Betania dove non essendoci un otorino gli avevano detto di andare al Pellegrini. Gaetano nella stessa mattinata va al Pellegrini dove l’otorino di turno gli riscontra una otite emorragica e gli prescrive antibiotici e altri farmaci. Ma il venerdì mattina Gaetano continua a sentirsi male e avverte anche forti mal di testa, febbre e dolori cervicali. Torna a Villa Betania dove gli vengono praticate due flebo poi lo stesso Gaetano dice ai medici di voler essere sottoposto a una Tac perchè ha forti mal di testa. Dopo l’esame diagnostico ad ora di pranzo viene rimandato a casa. Gaetano pranza, si mette a letto e intorno alle 20 di sera la madre prova a svegliarlo per misurargli la febbre ma Gaetano è svenuto. Viene chiamato il 118 che arrivato sul posto prova a rianimarlo, ma senza successo. Si decide di fare una corsa disperata verso il Loreto Mare dove lo sfortunato Gaetano purtroppo arriva già morto. Si apre l’inchiesta e si dispone l’autopsia dopo la denuncia dei familiari. “Noi vogliamo sapere se c’è qualcuno che ha sbagliato e che non ha fatto fino in fondo il proprio dovere- prova a spiegare il fratello Agostino. Lo facciamo affinché quello che è capitato a mio fratello non capiti ad altre persone”.

 




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