"Il nostro bar è estraneo al traffico di droga a Marano visto l'impossibilità di essere a conoscenza di tutte le conversazioni che clienti occasionali intrattengono all'interno dello stesso", I titolari del Bethlehem Cafè di Marano respingono con vigore il loro accostamento all'operazione anti droga i due giorni fa che ha portato in carcere 30 affiliati tra capi e pusher del clan Orlando-POlverino-Novoletta.Potrebbe interessarti
Ennesima morte sul lavoro: operaio di 63 anni muore cadendo da un tetto a Mugnano
Vincenzo Iannucci Academy, solidarietà e formazione: presentati nuovi progetti per Santobono e carcere Aversa
Boscotrecase arrestato giovane aguzzino: usura con tassi fino all’800%
Cicciano, ennesima tragedia sul lavoro: operaio di 66 anni precipita da 3 metri, è in pericolo di vita
Di questo gruppo erano parte integrante Ivan Piccirillo, Ciro Conte, Giuseppe Granata, Davide Iannone e Antonio De Miccoli. Figura di rilievo, poiché attualmente contiguo agli Orlando e ancora prima ai Polverino, è quella di Alfonso Mercurio, molto noto nel panorama criminale cittadino anche per i suoi legami di parentela con Sabatino Cerullo, alias Ciccio pertuso, uno degli uomini di punta del clan Polverino. Era lui a curare l'importazione dal Marocco, attraverso la Spagna, degli stupefacenti. Non meno importante, secondo gli inquirenti, era il ruolo di Antonio Dell'Aquila, soprannominato 'o Presidente», coinvolto in numerosi episodi di spaccio e identificato sia come corriere, addetto al trasporto della droga nella provincia di Frosinone, sia come rivenditore al dettaglio. Dell'Aquila aveva coinvolto nel business anche la figlia Rita, 37 anni, finita nel lungo elenco degli indagati.
C'erano poi gli intermediari: Umberto Liccardi, Giuseppe Coppeto, Vincenzo Longobardi, Nicola Langella, pronti ad offrire la loro esperienza nel settore in cambio di lauti compensi e, infine, i custodi di riferimento dell'organizzazione. Rosario Setaro, ma soprattutto Dolores Sacco, l'amante di D'Onofrio, arrestata perché trovata in possesso di 50 chili di hashish nascosti in un'autovettura parcheggiata all'interno di un box auto del parco Primavera di via Gioberti a Marano. La donna, inoltre, aveva il compito di custodire il denaro frutto delle compravendite e tenere la contabilità per conto del gruppo. Le indagini hanno permesso di accertare che il giro di affari del sodalizio criminale si aggirava sui 100 mila euro alla settimana.