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Internet quasi 30enne e c’è ancora: il digital divide

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Sono passati quasi 30 anni dalla nascita di Internet. Il 12 marzo 2018, infatti, il web ha compiuto i suoi primi 29 anni di età. Per l’occasione Tim Barners – Lee, considerato il padre della Rete, ha pubblicato la sua ultima lettera aperta nella quale vengono descritte le future prospettive del progetto e i pericoli che potrebbero comprometterne l’evoluzione.

Internet ha, indiscutibilmente, cambiato il nostro mondo. Come ricordato dallo stesso Berners – Lee, ad oggi circa la metà della popolazione mondiale dispone di una connessione ad internet. Questo vuol dire che circa tre miliardi di persone al mondo usufruiscono dei servizi di internet più disparati. Da quelli per lo streaming per la musica e la tv fino ad arrivare a servizi più professionali per inviare fax online. Resta, però, l’altra metà della popolazione mondiale che non ha ancora sposato tale rivoluzione. È qui che nasce il famoso Digital Divide. Si tratta del divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione e chi ne è escluso, in modo parziale o totale.  I motivi di esclusione comprendono diverse variabili: condizioni economiche, livello d’istruzione, qualità delle infrastrutture, differenze di età o di sesso, appartenenza a diversi gruppi etnici, provenienza geografica. Oltre a indicare il divario nell’accesso reale alle tecnologie, la definizione include anche disparità nell’acquisizione di risorse o capacità necessarie a partecipare alla società dell’informazione: nei paesi avanzati, e specie nella popolazione giovane, infatti, il divario di mero accesso alla rete è ormai quasi del tutto colmato e si apre invece un “digital divide di secondo livello

L’accesso alla rete è considerato, dal 2016, un diritto fondamentale degli esseri umani. Il digital divide, invece, impedisce a miliardi di persone di informarsi, trovare un lavoro, partecipare al dibattito democratico e migliorare le proprie condizioni di vita. Le Nazioni Unite indicano una soglia minima di 1GB di dati in mobilità ad un costo pari al 2% del reddito mensile medio per individuo, ma in diversi Paesi tale costo è ancora vicino al 20%.

In questo contesto risultano essere necessarie politiche che favoriscano una fruizione pubblica e libera del Web, queste iniziative non saranno però sufficienti senza che venga limitata la posizione dominante dei cosiddetti gatekeepers. Secondo l’inventore del web, infatti, realtà come Google e Facebook avrebbero oggi troppo potere decisionale per quanto riguarda l’accesso alle informazioni.

Secondo Berners – Lee, inoltre, un web dove le realtà indipendenti vengono sempre più marginalizzati non potrà che essere meno innovativo di quanto sia stato capace di fare in passato.

Per arginare il fenomeno del Digital Divide, dunque, una possibilità potrebbe essere rappresentata dalla costituzione di una istituzione super parters in grado di dettare le linee guida valide per tutta la rete.

Insomma, bisogna sposare appieno le nuove tecnologie e le enormi potenzialità che ci regala la rete. Solo in questo modo tutti i cittadini del mondo potranno avere accesso a servizi impensabili fino a qualche anno fa, che possono facilitare la vita di miliardi di persone.


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