“Meglio vendere a buon prezzo il proprio corpo piuttosto che svendere l’intelletto”, sostiene Francesco Mangiacapra, trent’anni, laureato in Giurisprudenza. Prima dell’Università ha frequentato le scuole cattoliche dei padri Scolopi, ora con il suo dossier dal contenuto pornografico sta diffondendo un clima di panico tra i vertici delle curie di mezza Italia a cominciare da quella di largo Donnaregina, dove questa mattina si sta celebrando l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico della Campania. Un dossier che scotta quello del giovane escort napoletano, in cui sono riportati una cinquantina tra sacerdoti e seminaristi coinvolti in un giro di incontri a luci rosse con alcuni gigolò omosessuali. Mangiacapra, testimone chiave e principale accusatore nel processo ecclesiastico contro don Euro, Luca Morini, già indagato dalla Procura di Massa Carrara, e protagonista dello scandalo che vede il sacerdote al centro di orge e vacanze di lusso a base di sesso e droga con il denaro sottratto ai fedeli, va avanti come un treno in quella che definisce “una battaglia di pulizia e trasparenza all’interno della chiesa cattolica”. In una intervista pubblicata su Il Mattino, Mangiacapra non le manda a dire:
“Non ne potevo più di vederli sul pulpito a predicare come se niente fosse quando poco prima, magari in canonica, avevano ricevuto il ragazzo di turno con cui si erano concessi ogni tipo di perversione approfittando spesso anche del loro stato di necessità. C’è un limite a tutto. È vero, sono un marchettaro, ma ho una dignità da rispettare: nella vita si può fare qualunque cosa ma un po’ di coerenza è necessaria. Chi si prostituisce conserva l’onore e l’onestà di essere se stesso fino in fondo e, quando è necessario, la capacità di indignarsi. L’atteggiamento di alcuni sacerdoti, e di chi ai vertici li protegge, ha disgustato anche me. Molti vescovi a cui è stato inviato il dossier sapevano da tempo quello che facevano i loro preti e non sono mai intervenuti”.
Mangiacapra è stato convocato da padre Luigi Ortaglio, presumibilmente per ricevere ulteriori dettagli sul dossier. Si dichiara pronto a rispondere a ogni domanda, visto che il contenuto del fascicolo è documentato.
“Il mio obiettivo è far capire ai vescovi che non è insabbiando o tollerando che risolvono il problema. Perdonare sperando in un cambiamento dei singoli sacerdoti è sbagliato e lo dimostra il fatto che sono tutti recidivi: se ne fregano, sanno che non succede niente. In questi casi l’intervento di un vescovo serio sarebbe determinante”.
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