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Pedopornografia, in rete anche le foto delle sorelline o rubate dai telefoni portati in riparazione: 37 indagati

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Ci sono ben 37 indagati in tutta  Italia di cui tre in provincia di Napoli nell’inchiesta della polizia postale di Salerno che ha scoperto un vasto giro di diffusione in rete di materiale pedopornografico in rete attraverso il portale del darkweb denominato “la Bibbia 3.0”. In alcuni casi qualcuno ha diffuso in rete anche le foto della sorellina minore di 12 anni, dell’ex fidanzato o c’è stato chi come un tecnico di computer e smartphone ha rubato le foto dai supporti informatici portati in riparazione.E cosi stamane ufficiali di PG in servizio presso la Polizia Postale e delle Comunicazioni, hanno completato l’esecuzione di trentasette decreti di perquisizione personale, domiciliare e informatica nei confronti di diversi soggetti, operanti sull’intero territorio italiano, nonché il sequestro delle conversazioni effettuate attraverso un noto sito internet, disposti dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, all’esito di una complessa attività di indagine condotta in ordine ai delitti di divulgazione e di detenzione di materiale pedopomografico.
Da tempo la Polizia Postale e delle Comunicazioni era sulle tracce degli ideatori dell’archivio informatico, denominato “La Bibbia”, alimentato da immagini pedopornografiche acquisite (a volte anche mediante sottrazione dai socia} network) con diverse modalità.
Le perquisizioni disposte dalla Procura di Salerno in 14 Regioni (Campania, Lazio, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia, Calabria, Marche, Abruzzo, Toscana, Liguria, Trentino Alto Adige e Veneto) hanno impegnato circa 200 Ufficiali di PG della Polizia Postale coordinati dal Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia on line del Servizio Polizia delle Comunicazioni di Roma.
In particoiare, la complessa anività investigativa -interamente svoita daUa Sezione di Salerno della Polizia Postale, a seguito di segnalazione di un cittadino relativa alla presenza, nel deepweb, di un archivio denominato “labibbia3.0”, contenente ingente materiale pedopornografico – culminava nel rinvenimento, nella catalogazione dei files illeciti e nella individuazione di coloro che, nel tempo, avevano costituito, divulgato e implementato le cartelle informatiche. Si tratta di circa cinquanta persone che, mediante chat private, erano solite scambiare materiale pedopornografico, al fine di arricchire l’archivio (attualmente giunto alla versione 5.0).
Le investigazioni hanno consentito di appurare che “La Bibbia” è un maxi archivio telematico contenente migliaia di file di fotografie e video ritraenti donne, prevalentemente adolescenti, che si mostrano nude e in pose provocanti. Il materiale è catalogato minuziosamente: ogni cartella ha, infatti, un titolo per agevolare la consultazione, quali : “Bagasce con nome e cognome”, “Bagasce senza nome”, “Le Instacagne”, “Non sapevo che fossi minorenne” In alcuni casi, poi, sono riportati tutti gli elementi utili per la identificazione del soggetto ritratto (nome, cognome, numero di telefono, indirizzo e-mail, città di residenza e così via); in altri, non sono pubblicate informazioni private; in altri, ancora, le fotografie sono state acquisite da social come Instagram. A conclusione delle investigazioni, è stato possibile ricostruire l’apporto dato all’archivio infonnatico da tutti i partecipanti alla chat, identificando coloro che inviano: le fotografie dell’ex fidanzata, della sorella minore di 12 anni, le fotografie estrapolate dai supp0rti tecnici (telefoni e computer) da riparare in quanto tecnico di un centro assistenza, le immagini sottratte dai profili pubblici di ragazze minorenni contribuendo, così, all’implementazione delle cartelle dell’archrv10 pedopornografico.
Le condotte illecite contestate agli indagati non possono, però, semplicemente essere ricondotte alla sola creazione del più grande archivio pedopornografico e pornografico sul territorio nazionale – rinvenibile tanto nel deep web tanto nel web in chiaro – ma anche nell’annientamento psicologico delle giovani vittime ritratte nelle foto e nei video. L’obiettivo ulteriore degli indagati, consisteva, infatti, nel rendere possibile, attraverso l’identificazione, ogni forma di molestia e di gogna mediatica. Per quanto emerso dall’analisi delle conversazioni gli internauti oltre a fornire il materiale pedopomografico inviavano ogni informazione utile all’individuazione della vittima.
Le attività eseguite su tutto il tenitorio nazionale hanno confermato le iniziali ipotesi investigative consentendo la denuncia di 33 persone per il reati di detenzione di materiale pedopomografico, l’arresto in flagranza, per il reato di detenzione di ingente quantità di materiale pedopomografico, di 2 indagati e un arresto per produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope oltre al sequestro di centinaia di supporti informatici contenenti migliaia di file pedopomografici che saranno sottoposti ad analisi tecniche.


Articolo pubblicato il giorno 10 Febbraio 2018 - 08:55

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