Appuntamenti settimanali, gruppo di preghiera e pellegrinaggi in tutta Europa per i fedelissimi di don Michele Barone, tra i quali spicca la figura di un pasticciere di San Marcellino: “Veniva qui tutti i giorni a prendere il caffè – hanno commentato alcuni avventori della pasticceria – è molto amico del titolare, che era con lui anche quando è tornato dalla Polonia, per fortuna però non ha assistito proprio alla scena dell’arresto, ma ovviamente c’è rimasto male perché non se l’aspettava”. Il sacerdote era molto benvoluto anche in un’altra pasticceria di Villa Literno e anche qui la difesa è rimasta a spada tratta e il giudizio nei confronti di don Michele da affidare solo a Dio. Che ci fosse qualcosa di anomalo nei gruppi di preghiera, diversi sacerdoti della diocesi lo avevano già intuito anche venendo a conoscenza diretta delle storie degli adepti. Anche un atteggiamento anomalo nei confronti delle donne era visibile a tutti. Alcuni preti dell’agro aversano, poi, avevano notato un atteggiamento distante dal messaggio cristiano e avevano cercato di orientare i fedeli ad una presa di coscienza, purtroppo però don Michele aveva la capacità di plagiare i suoi seguaci al punto tale da interferire anche nei loro rapporti personali. Basti pensare che nei casi in cui le donne, accorgendosi degli atteggiamenti anomali del prete, decidevano di uscire dal gruppo di preghiera, puntualmente don Michele faceva in modo che i loro fidanzati le lasciassero, ricorrendo anche a menzogne su presunti tradimenti. E’ il caso di un imprenditore edile legato a don Michele e che non aveva esitato a lasciare la fidanzata dietro consiglio del prete che gli aveva messo in testa strani pensieri sulla condotta della ragazza. Uno scenario inquietante che mette in luce sì la capacità di plagio del prete, ma anche la debolezza di chi ha creduto a tutto. Anche al diavolo che per volere di Dio, avrebbe parlato attraverso la voce di una ragazza di Marcianise.
Almeno questo andava raccontando don Michele che ad ogni incontro mostrava la giovane come un trofeo perché, secondo le sue parole, lui con i suoi riti l’aveva precedentemente liberata dal demonio. Dio, nel suo caso, avrebbe però concesso un’eccezione: consentire al “male” di dire la verità attraverso la sua voce e così, a seconda del momento e della suggestione più adatta, la donna diventava portavoce della Madonna o di San Michele. Insomma, una realtà agghiacciante che supera di gran lunga l’immaginazione e che ha lasciato lo sgomento tra i fedeli che si rivolgono ai preti delle loro parrocchie per capirne di più, razionalizzando il fatto di essere finiti nelle mani sbagliate.
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