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Condannata la banda dei rumeni che riduceva i bimbi in schiavitù

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Pesanti condanne per il gruppo di rumeni che gestiva il business dei giovani “schiavi” ma anche l’immigrazione clandestina nell’agro nocerino sarnese con minorenni costretti a chiedere l’elemosina e pestati e ridotti alla fame in caso non portassero i profitti che i capi si aspettavano. Otto anni di carcere sono stati inflitti al capo Zoltan Kozak e alla moglie Cornel Coaniciu , sei anni invece all’altro capo Mihaly Matyas e alle altre due donne rumene che collaboravano nel traffico di schiavi. La scoperta era stata fatta  nel 2016 quando i carabinieri di Nocera arrestarono tra l’agro e Caivano cinque cittadini della Romania in due diverse operazioni. Dalle indagini era emerso che il gruppo aveva fatto giungere clandestinamente in Italia oltre 30 persone. La banda operava in un campo abbandonato, alle spalle dello stadio di Nocera Inferiore. Dalle indagini condotte dai carabinieri era venuto fuori uno scenario inquietante: ragazzini minorenni “schiavi” costretti a chiedere l’elemosina in tutti i comuni dell’Agro. Come ai vecchi tempi venivano accompagnati ovunque: vicino ai semafori, supermercati, chiese, ospedali strutture pubbliche, banche.Chi tra i ragazzini osava ribellarsi o tornava a casa a mani vuote, veniva picchiato o peggio, non gli si concedeva neanche di mangiare.

Gli schiavi dovevano versare ai capi dell’organizzazione dai 10 ai 15 euro al giorno per estinguere il debito di viaggio e alloggio offerto dalla gang. I tre in concorso con altri tre connazionali, tra i quali anche il figlio minore di Kozak – secondo l’accusa – erano un gruppo criminale che reclutavano connazionali in Romania per portarli in Italia e indurli a mendicare. Quando le povere vittime provavano a ribellarsi venivano picchiate e costrette a ritornare in strada per fornire ai capi la paga quotidiana. A occuparsi del trasporto in Italia dei connazionali Cornel Comaniciu che prendeva dai paesini più poveri del paese, diseredati ai quali paventava la possibilità di una vita migliore. Ma giunti in Italia, i rumeni – donne e uomini – venivano assegnati a una zona nella quale dovevano chiedere l’elemosina per pagare il viaggio in Italia e fornire al gruppo criminale lauti guadagni.Le vittime venivano ospitate in un campo nei pressi dello Stadio San Francesco, costretti all’accattonaggio e a vivere in una situazione di degrado e povertà. L’ospitalità e il viaggio in Italia dovevano essere pagati con turni estenuanti dinanzi ai semafori, o davanti ai luoghi di culto e negozi qualsiasi fossero le condizioni meteorologiche. Il debito non si estingueva mai e i ragazzini schiavi erano costretti per anni a sottostare alle richieste del gruppo criminale. Fino a febbraio scorso, quando i carabinieri arrestarono i tre.


Articolo pubblicato il giorno 2 Febbraio 2018 - 07:53

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