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Il Grande progetto Pompei e la sua Buffer Zone: deserti, cattedrali e Hub desaparesido

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La cosiddetta “Buffer zone” é senza dubbio un anglicismo d’eccesso dell’ Unesco. Nel caso di Pompei indica l’area circostante il sito archeologico. Essa, comprende oltre Pompei, anche altri Comuni vesuviani. Proviamo a ricordarli: Boscoreale, Boscotrecase, Castellammare di Stabia, Ercolano, Portici, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase. Ad essi si aggiunta in extremis Terzigno. Lo slogan coniato dai Sindaci della Buffer Zone negli incontri che li hanno visti insieme è questo: I Comuni della Buffer Zone devono mirare a essere unico attrattore culturale per sfruttare al massimo l’occasione unica rappresentata dal Grande Progetto Pompei.
Ma le sorti della Buffer Zone sono legate a un mai meglio chiarito Piano Strategico. L’obiettivo principale sembra essere il miglioramento dei collegamenti tra i siti archeologici “vesuviani” tra loro e la conurbazione metropolitana, nonché una generica e impervia riqualificazione paesaggistica e naturalistica. Intanto nella Finanziaria è stata stabilizzata la Segreteria tecnica – composta da una quarantina di tecnici, archeologi ed esperti – come ha riporta la Stampa nazionale con una spesa pari a 500 milioni di euro dal 2018. Però gli idonei di molti concorsi non definitivamente “chiusi”, hanno protestato ad ogni livello. Saranno anche questi gli argomenti della campagna elettorale dell’area vesuviana, che vede nel Grande Progetto Pompei una locomotiva di sviluppo per il territorio.
Proviamo a fare noi il Bilancio del grande Progetto Pompei-GPP all’interno degli Scavi di Pompei.
Intanto si sa che l’attività residuale del GPP – appaltati tutti i lavori – sarà gestita dalla Soprintendenza archeologica di Pompei che continuerà a curare i cantieri interni all’area archeologica. C’è un nuovo Generale dei Carabinieri a vigilare sulle possibili devianze corruttive o camorristiche.
Nella Buffer Zone invece, i privati si sono mossi in ordine sparso in ogni Comune, attirati da ipotesi di finanziamenti, dando vita alla solita fiera di idee e ipotesi spesso in contrasto con la pianificazione sovraordinata.
Le perplessità infatti non mancano perché bisogna evitare il ripetersi degli errori di Italia 90 e del Giubileo 2000, per non parlare dei POR targati Regione Campania.
Una domanda: Pompei e l’hinterland, desertificato dalla Cartiera, che fa?
L’HUB turistico sembra destinato a rimanere nel cassetto, letteralmente desaparecido. Noi pensiamo che ci rimette l’intero areale sud-orientale vesuvio/mare. E intanto la città nuova di Pompei – tagliata fuori dalla riconversione dell’area ex ITALTUBI – fa locomotiva …di retroguardia.
Intanto però sta nascendo tra il divampare di polemiche ambientalistiche e il fioccare di interpellanze parlamentari un grosso Edificio direzionale per Uffici nella Pineta demaniale a pochi passi dalla Porta di Stabia, in zona di Protezione Integrale secondo il Piano paesistico dei comuni vesuviani.
Una sorta di cattedrale in c.a., fuori scala, avulsa dal consolidato contesto storico e urbanistico delle cosiddette “case demaniali”, che fa fischiare le orecchie al Ministro BBCC on. Franceschini e agli addetti ai lavori. Staremo a vedere gli sviluppi.

Federico Federico


Articolo pubblicato il giorno 29 Gennaio 2018 - 17:33

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