Amedeo Laboccetta, deputato di Forza Italia, è stato escluso dalle liste e scrive una lettera a Silvio Berlusconi: “Caro Presidente, sono tranquillo, nessun suicidio. Nessuna reazione rabbiosa né rancorosa. Ma c’è modo e modo di chiudere un rapporto. Il benservito c’è modo e modo di darlo. Dietro ciascuno di noi ci sono persone, familiari, rapporti sul territorio che vanno rispettati. E invece sinora nessuno mi ha detto nulla. Nessuna spiegazione. Dalla lettura dei giornali ho appreso della mia esclusione, per il resto un assordante silenzio. Non è un cahiers de dole’ances il mio, sento però il dovere di dire alcune cose. Lo devo innanzi tutto a me stesso, come uomo e come politico. Sono orgoglioso della mia storia di destra, sempre coerente con i miei principi e i miei valori. Rivendico di aver svolto un ruolo determinante il 14 dicembre del 2010 quando insieme ad un numeroso gruppo di deputati ex finiani evitai la caduta del tuo governo. Tre anni dopo, nel 2013 da coordinatore del partito a Napoli, eletto da un congresso con migliaia di partecipanti, venni, senza alcun preavviso fatto scivolare all’8 posto, risultando poi alle elezioni primo dei non eletti. Dal 28 giugno scorso, per una fortunosa coincidenza, sono rientrato alla Camera e quella stessa sera ebbi anche il piacere di ritrovarmi con te, Francesca e altri vostri amici in un ristorante romano. Nella circostanza fosti, ancora una volta, prodigo di apprezzamenti per la mia persona e per il coraggio che io avevo avuto nello scrivere quel libro, che tante volte hai pubblicamente decantato. Serbo il ricordo del nostro incontro alla convention di Ischia di settembre quando con poche ma precise parole, mi rassicurasti circa la mia riconferma. Oggi mi rimane un’amara considerazione: forse il mio impegno, il mio contributo non servono più, forse il mio tempo è scaduto? Se è così, quanto sarebbe stato bello sentirmelo dire da te anziché non essere degnato nemmeno del poco tempo necessario per una simile incombenza.”