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Arzano, false informazioni in concorso a Pubblico Ministero: condannati altri due agenti della municipale

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Una nuova vittoria per il comune guidato dalla sindaca Fiorella Esposito che aveva già prodotto gli atti costituivi in giudizio per altrettanti agenti finiti nelle maglie della giustizia e dato mandato all’avvocato Dario Migliore del foro di Napoli. Nella giornata di ieri sono stati condannati dal Gip Fabrizio Finamore, gli agenti della Polizia Municipale Antonio Gesso e Luigi Di Nocera. La sentenza é stata emessa con la formula del rito abbreviato. I due sono stati ritenuti colpevoli ai sensi degli art. 110, 371 bis cp ( false informazioni a Pubblico Ministero in concorso) così come riqualificare la fattispecie in esame, concesse le attenuanti generiche applicate le diminuite per la scelta del rito, e condannati a mesi 2 e giorni 20 di reclusione, pena sospesa. Gli imputati, sono stati condannati come ciascuno, al risarcimento del danno morale così come riqualificare, liquidato in 300 euro in favore della parte civile Comune di Arzano, oltre rivalutazione interessi dalla data di pronuncia della sentenza sino al saldo, dichiarando provvisoriamente esecutiva a titolo di provvisionale la presente statuizione. Ha condannato inoltre gli imputati al risarcimento dei danni nei confronti della parte civile, rimettendo le parti dinanzi al giudice civile per la liquidazione. Ovviamente ora si attendono le decisioni del comune in quanto i due risultano sospesi con delibera della commissione prefettizia sino al terzo grado di giudizio. Ora la giunta con propria delibera dovrà adire anche in sede civile per la quantizzazione del danno d’immagine contro Gesso e Di Nocera. Il tutto era scaturito nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, a cui i Carabinieri avevano dato seguito attraverso l’applicazione di ordinanze cautelari emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli Nord, nei confronti di quattro appartenenti alla municipale di Arzano per il reato di depistaggio. In particolare, era stata emessa una misura cautelare personale della custodia nel carcere femminile di Pozzuoli per Rosa Mastrocinque (libera), e tre divieti di dimora per gli agenti Silvana De Rosa, Antonio Gesso e Luigi Di Nocera ( senza misure in essere). Nel medesimo procedimento era stato rinviato giudizio per falso anche un quinto agente di Pm, poiché avrebbe attestato falsamente con propria firma, un verbale di sinistro stradale preparato dall’agente Gesso finito nel mirino per il presunto tentativo di depistaggio. Accusa di depistaggio e misure cautelari annullate dalla Cassazione che aveva chiesto la riqualificazione del reato. Reato riqualificato nella prima sentenza di condanna di ieri l’altro. La vicenda oggetto degli iniziali provvedimenti cautelari traeva origine da precedente procedimento penale, nel quale la vigile urbana Mastrocinque veniva sottoposta alla misura degli arresti domiciliari per aver posto in essere un’istigazione alla corruzione e una tentata concussione nei confronti di un tecnico comunale per fatti connessi alla realizzazione di opere abusive presso un fabbricato di sua proprietà (c processo anche questo ormai giunto alla battute finali e rinviato il 17 febbraio del 2018). In particolare, era stata ritenuta non veritiera la versione fornita al Pubblico Ministero dai tre appartenenti alla polizia Gesso, De Rosa e Di Nocera – alternativa a quella riferita dal tecnico comunale – essendosi palesata, secondo l’ipotesi accusatoria, quale evidente frutto di un preventivo accordo intercorso tra i vigili urbani per favorire la loro collega ai domiciliari. L’applicazione della fattispecie in argomento alle condotte poste in essere dagli indagati trova la sua ragion d’essere nella qualifica di pubblico ufficiale rivestita dagli stessi, i quali furono sentiti – su istanza della difesa della vigile urbana agli arresti domiciliari – su fatti concernenti la loro attività istituzionale, svolta nell’ambito dei vigili urbani di Arzano. Gli indagati, secondo il grave quadro indiziario emerso nei loro confronti dalle indagini, invece di collaborare con l’A.G., fornendo un’esatta e reale ricostruzione della vicenda che vedeva protagonista la vigile, pur potendo fornire informazioni veritiere (eventualmente anche a favore di quest’ultima) – disattendendo il dovere di lealtà e di collaborazione derivante dal fatto dl rivestire l’incarico di pubblico ufficiale – sviavano le indagini per alleggerire la posizione processuale della collega venendo intercettati dentro le stanze del Tribunale. In attesa di processo per questo reato dunque, rimangono Rosa Mastrocinque e Silvana De Rosa che hanno scelto di farsi processare con il rito ordinario. Sono comunque tutti da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Salvatore Amarante


Articolo pubblicato il giorno 30 Novembre 2017 - 17:22

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