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8 Settembre 2025 - 18:49
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1 Ottobre 2025 - 06:48
Il Tribunale di Torre Annunziata accerta l'errore dei medici del "Santa Maria della Pietà" di Nola: bastava monitorare il nodulo, invece le hanno asportato tutto. I legali: "Operazione ingiustificata, ora giustizia è fatta"
Nola – Un intervento chirurgico demolitivo, invasivo e, soprattutto, totalmente inutile. È costata una condanna e un risarcimento di 50mila euro all'ASL Napoli 3 Sud la decisione dei medici dell'Ospedale Santa Maria della Pietà di Nola di sottoporre una paziente alla rimozione totale della tiroide senza che vi fosse una reale urgenza clinica.
La sentenza, emessa dal Tribunale di Torre Annunziata, chiude un calvario iniziato nel 2016 e restituisce dignità, seppur a fronte di un danno biologico irreversibile, a una donna che all'epoca dei fatti aveva appena quarant'anni.
La ricostruzione: un'operazione evitabile
La paziente si era rivolta alla struttura ospedaliera nolana per un gozzo nodulare di ridotte dimensioni. Una patologia comune che, secondo i protocolli medici standard confermati poi dalle perizie, non comportava alcuna compromissione funzionale. La prassi avrebbe richiesto un semplice monitoraggio periodico ("vigile attesa") per controllare l'eventuale crescita del nodulo. L'opzione chirurgica doveva essere l'extrema ratio.
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Invece, i camici bianchi di Nola scelsero la via più drastica: tiroidectomia totale e asportazione delle paratiroidi. Un errore di valutazione clinica "grave", come accertato dai consulenti tecnici d'ufficio (CTU) nominati dal giudice, che ha condannato la donna a una vita di dipendenza farmacologica da terapia sostitutiva, avendo perso definitivamente la funzionalità degli organi tiroidei.
La battaglia legale
La donna, resasi conto dell'abuso medico subito, ha deciso di fare ricorso assistita dagli avvocati dello Studio Associato Maior (Michele Francesco Sorrentino, Pierlorenzo Catalano e Filippo Castaldo), con il supporto tecnico del medico legale Dott. Marcello Lorello. La tesi difensiva è stata accolta in pieno dai giudici oplontini: l'intervento era ingiustificato.
"Questa sentenza rappresenta un passo importante nella lotta per la tutela dei pazienti vittime di errori sanitari" hanno commentato a margine del verdetto gli avvocati Sorrentino, Catalano e Castaldo. "Siamo soddisfatti di aver ottenuto un riconoscimento chiaro delle responsabilità e un risarcimento equo per la nostra assistita, la cui vita è stata profondamente segnata da un intervento che non avrebbe mai dovuto essere eseguito".






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