Napoli, con il suo sottosuolo ricco di storia, vibra in un continuo movimento invisibile che avvolge i suoi abitanti, trasformando ogni rumore in un battito vitale; chi vive ai piani bassi sa che queste vibrazioni non sono solo suoni, ma il respiro stesso della città che non smette mai di vivere.
Napoli non è solo rumore. Napoli è movimento invisibile.
Anche quando la città sembra ferma, anche di notte, qualcosa sotto i piedi continua a muoversi. Chi vive ai piani bassi del centro storico, di Fuorigrotta, dei Quartieri Spagnoli lo sa: non sempre si tratta di suoni veri e propri, ma di una sensazione fisica difficile da spiegare.
Un leggero tremolio.
Una vibrazione continua.
Un passaggio che si avverte più con il corpo che con l’orecchio.
Come un battito lontano.
Il motivo è nel sottosuolo. Napoli poggia su strati di tufo, una roccia porosa che non assorbe soltanto: trasmette. Sotto la città convivono:
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linee della metropolitana
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cunicoli scavati nei secoli
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acquedotti storici
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flussi di traffico costanti
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attività portuali
Tutto questo genera micro-vibrazioni urbane, continue e non pericolose. Non sono terremoti. Sono il segno che la città è viva anche quando sembra dormire.
C’è chi dice di sentire il passaggio dei treni pur senza rumore. Chi parla di un ronzio costante. Chi ha imparato a conviverci come con il respiro della città. Molti napoletani le percepiscono senza più farci caso. Altri le hanno sentite per anni, prima di smettere del tutto. Perché a Napoli succede anche questo: ci si abitua alla vita della città, al punto da non distinguerla più come rumore.
Quando la musica raccontava il sottosuolo
Non è un caso che anche la musica napoletana abbia spesso “giocato” con questi suoni invisibili.
Negli anni, alcuni artisti hanno trasformato quei rumori sotterranei in racconto, memoria, identità. Tra questi, Joe Sarnataro, che in una sua celebre canzone ambientata a Viale Augusto raccontava proprio i rumori che si sentivano sotto la strada: il passaggio continuo, quella presenza costante che faceva parte della quotidianità.
Non erano disturbi. Erano la città che respirava. In quelle parole c’era già tutto: la consapevolezza che Napoli non è mai davvero silenziosa, perché vive anche sotto la superficie.
Non rumori, ma battiti
Col tempo, molti napoletani non sentono più nulla.Non perché i rumori siano scomparsi, ma perché sono diventati parte del corpo, come il battito del cuore. Chi viene da fuori li nota subito. Chi vive qui da sempre, spesso no.
Non sono rumori. Sono ritmi. Sono battiti. Sono la città che continua a muoversi, anche quando nessuno la guarda. Napoli non dorme mai.Nemmeno sotto terra.
Fonte REDAZIONE





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