

Una immagine della lite tra Bottino e i due giostrai
Napoli -Colpi di pistola esplosi in pieno giorno, tra i turisti a passeggio sul lungomare di Mergellina, e il panico che si diffonde in pochi istanti in una delle zone più affollate della città. A distanza di mesi da quella domenica di fine marzo, arriva la prima condanna per la sparatoria che il 30 marzo scorso trasformò la rotonda Diaz in un teatro di paura.
Il gip Fabrizio Finamore ha condannato Angelo Bottino a dieci anni di reclusione per duplice tentato omicidio. Il 34enne di Melito, difeso dagli avvocati Domenico Dello Iacono e Mirella Baldascino, aveva scelto di essere giudicato con rito abbreviato.
Una pena inferiore rispetto ai quindici anni richiesti dalla Procura, che aveva sollecitato una condanna più severa in considerazione della gravità dei fatti e del contesto in cui si erano verificati.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, Bottino avrebbe aperto il fuoco contro due giostrai, Vincenzo Papa e Vincenzo Rapuano, colpevoli – a suo dire – di averlo offeso davanti agli occhi dei quattro figli minorenni e di altre persone presenti.
Una reazione improvvisa e sproporzionata: tre colpi di pistola esplosi all’impazzata in un’area affollata, con conseguenze che avrebbero potuto essere ancora più gravi. Papa, 44 anni, rimase ferito di striscio a un braccio; Rapuano fu colpito a una gamba.
Resta invece ancora al vaglio la posizione della moglie dell’imputato, attualmente a piede libero e indagata per favoreggiamento. Per la Procura sarebbe stata lei a custodire l’arma prima e dopo il raid. Una versione che Bottino ha cercato di smentire nel corso del processo, assumendosi la responsabilità esclusiva di quanto accaduto.
La sentenza chiude un primo capitolo giudiziario di una vicenda che ha segnato profondamente l’opinione pubblica, riportando l’attenzione sui rischi legati alla violenza armata in contesti urbani e turistici.
Una sparatoria nata, secondo la difesa, da un’offesa verbale, ma che per la giustizia si è tradotta in un grave reato contro la vita, consumato sotto gli occhi di famiglie e passanti ignari.