

Omicidio Maimone: ergastolo per Francesco Pio Valda
Napoli – La giustizia ha ribadito il suo verdetto più duro. La Corte di Assise di Appello di Napoli ha confermato l'ergastolo per Francesco Pio Valda, il giovane ritenuto responsabile dell'omicidio di Francesco Pio Maimone, l'aspirante pizzaiolo di soli 18 anni ucciso per errore durante una notte di follia agli chalet di Mergellina.
Una sentenza attesa con il fiato sospeso, accolta tra le lacrime liberatorie di Antonio e Tina Maimone, i genitori della vittima, presenti in aula al momento della lettura del dispositivo. Per loro, e per una città intera ancora scossa dall'assurdità di quella morte, la conferma del "fine pena mai" rappresenta un sigillo necessario su una ferita che non potrà mai rimarginarsi del tutto.
Tutto accadde nella notte tra il 19 e il 20 marzo 2023. Una serata che doveva essere di festa e spensieratezza sul lungomare di Napoli si trasformò in un incubo per un motivo futile, quasi grottesco: un paio di sneaker firmate, calpestate per sbaglio nella calca.
Secondo le ricostruzioni processuali, Francesco Pio Valda, rampollo di una famiglia legata alla criminalità organizzata di Barra (figlio di un affiliato al clan Cuccaro ucciso in un agguato nel 2013), reagì a quella "offesa" estraendo una pistola. Iniziò a sparare ad altezza uomo, nel mucchio. Uno di quei proiettili vaganti colpì al petto Francesco Pio Maimone, che si trovava lì per caso, lontano dalla lite, mentre consumava uno spuntino con gli amici dopo il lavoro.
Maimone si accasciò al suolo, morendo poco dopo tra le braccia dell'amico Carlo. "Non respiro più", furono le sue ultime parole, pronunciate mentre la vita scivolava via per colpa di una violenza cieca e insensata.
Il percorso giudiziario è stato segnato non solo dalle prove balistiche e dalle testimonianze, ma anche dal tentativo tardivo di Valda di mostrare pentimento. Durante il processo di primo grado, l'imputato aveva cercato di alleggerire la sua posizione attraverso dichiarazioni spontanee e un memoriale.
In quelle pagine, Valda ammetteva di aver sparato, ma sosteneva di non aver avuto intenzione di uccidere, parlando di colpi esplosi "verso il basso" o per difesa. Una versione smentita dalle perizie, che hanno dimostrato la volontà di fare fuoco ad altezza d'uomo. Aveva anche scritto una lettera ai genitori di Maimone, chiedendo perdono.
Un perdono che la famiglia Maimone, con estrema dignità ma ferma determinazione, ha sempre rispedito al mittente. "Non possiamo perdonare chi ha ucciso nostro figlio per nulla, senza pietà, e poi è andato a mangiare cornetti come se nulla fosse accaduto", avevano dichiarato Antonio e Tina in più occasioni. La freddezza dimostrata da Valda nelle ore successive al delitto – la fuga, il tentativo di far sparire l'arma, la normalità ostentata – ha pesato come un macigno sulla valutazione dei giudici.
La sentenza d'Appello non ha riguardato solo l'esecutore materiale. La Corte ha confermato sostanzialmente l'impianto accusatorio anche per la rete di protezione che si strinse attorno a Valda quella notte e nei giorni successivi.
Confermate le condanne per Giuseppina Niglio, nonna di Valda (4 anni e 6 mesi), e per Alessandra Clemente, cugina dell'imputato (2 anni e 6 mesi). A loro fu contestato di aver aiutato il giovane a eludere le investigazioni e a nascondere l'arma.
Riformata invece la sentenza per Salvatore Mancini (difeso dall’avvocato Onofrio Annunziata). In vista dell’appello è subentrato nella difesa anche l’avvocato Giuseppe Milazzo. La Corte ha escluso per lui l'aggravante mafiosa, riducendo la pena dai 4 anni del primo grado a 2 anni e 6 mesi.
La lettura del dispositivo in Corte d'Appello chiude, almeno giuridicamente, il secondo capitolo di questa dolorosa vicenda. Antonio e Tina Maimone hanno lasciato l'aula provati, ma con la consapevolezza che la giustizia ha fatto il suo corso.
La loro battaglia, condotta sempre con compostezza e mai con odio, è diventata un simbolo per la Napoli onesta che si ribella alla logica della violenza di strada, dove una vita può valere meno di una scarpa griffata. L'ergastolo a Valda non riporterà in vita il giovane pizzaiolo di Pianura, ma afferma un principio fondamentale: chi uccide un innocente deve pagare il prezzo più alto previsto dalla legge.
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Assa fa
Hai rovinato anche la tua vita stessa
Queste pene devono essere anche per chi commete l'omicidio stradale.......
questo al massimo si fa una 15 di anni questa è la giustizia italiana, magari quella divina è pesante.
Mario Caserio la vedo molto difficile , però , se c'è un però e soprattutto per colpa nostra , colpa di noi genitori , colpa della società di oggi , colpa del governo , colpa del grande consumismo di oggi,
Chiudo dicendo che anch'io più di 60 anni fa ero giovane , anch'io ho avuto momenti e periodi brutti , però ho avuto la grande fortuna di avere dei genitori favolosi tipo :
Mio padre pescivendolo scendeva da casa alle 4/5 di notte , per portare da mangiare a casa , mia mamma casalinga a gestire me e altri miei 7 fratelli , dai 35 a 10/11 anni
Manca ancora un grado, ed in quella fase, magicamente non si capisce perche', cambia quasi tutto.
Sia lode e gloria...x tutte queste mamme
Elisa Moscati morire in carcere
Amodio Iaccarino battuta infelice nel senso di morire per un paio di scarpe. Cioè nei confronti della vittima e non di quella merda umana
Marco Potenza no felicissima