Napoli - Cinque mesi con delle pinze chirurgiche lunghe 14 centimetri dimenticate nella pancia. È l'incredibile disavventura capitata a Giusy Abruzzo, 42 anni di Modena, che si è sottoposta a un'addominoplastica presso una struttura ospedaliera di Napoli il 30 giugno scorso.
Il dolore persistente vicino all'ombelico nei mesi seguenti l'intervento, inizialmente sottovalutato dal chirurgo che gliene attribuiva la causa a una piccola ernia, si è rivelato ben più grave. Una tac d'urgenza effettuata il 27 novembre presso l'ospedale di Pavullo ha finalmente svelato la verità scioccante: le pinze chirurgiche erano ancora lì, dimenticate sottopelle durante l'operazione.
Solo venerdì scorso, presso l'ospedale di Sassuolo, Abruzzo si è potuta sottoporre all'intervento di rimozione, eliminando così il rischio di complicazioni ancora più serie.Potrebbe interessarti
La scelta di operarsi a Napoli non era casuale: Abruzzo aveva già affrontato un percorso chirurgico complesso per ridurre l'obesità (intervento di riduzione dello stomaco a Bergamo, seguìto dalla perdita di 50 chili) e cercava di evitare le lunghe liste d'attesa della sanità lombarda, dove gli interventi di addominoplastica richiedono fino a 4-5 anni.
Un caso che riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle sale operatorie e sulla responsabilità medica, soprattutto quando i pazienti si rivolgono a strutture fuori regione nella speranza di abbreviare i tempi di attesa.










































































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