
Napoli – Maxi operazione antidroga dei carabinieri tra le province di Salerno, Napoli e Avellino. All’alba i militari del Comando provinciale di Salerno hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali, emessa dal gip del Tribunale di Salerno su richiesta della Procura, nei confronti di 19 persone: 8 sono finite in carcere e 11 ai domiciliari.
Contestati, a vario titolo, i reati di associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, detenzione e cessione di droga.
Secondo il quadro accusatorio, supportato anche da attività tecniche, gli indagati farebbero parte di un’organizzazione dedita al traffico di cocaina e crack radicata nella provincia di Salerno, attiva in diversi quartieri del capoluogo e nei comuni di Pontecagnano Faiano e San Mango Piemonte.
Il gruppo principale, composto da 14 persone, sarebbe stato guidato da Mario Viviani, indicato dal gip come “capo promotore, fulcro e apice dell’organizzazione” costruita per una “florida attività di narcotraffico”, attraverso una fitta rete di spacciatori dotati di auto e utenze telefoniche dedicate.
Nonostante fosse agli arresti domiciliari nella zona di Ogliara, a Salerno, Viviani – sempre secondo gli inquirenti – avrebbe trasformato la propria abitazione in base logistica e operativa, da cui coordinava l’intera filiera criminale impartendo direttive e curando, anche tramite la compagna, i rapporti con fornitori e clienti abituali.
Tra i principali collaboratori spiccano la convivente Lucia Franceschelli, indicata come portavoce e gestore della “cassa” del gruppo, e il padre Crescenzo Viviani, a sua volta portavoce, all’occorrenza pusher e responsabile del parco veicoli usato dagli spacciatori. Ruolo centrale anche per Simone Memoli, che avrebbe gestito le forniture, mantenendo i contatti con il napoletano Gennaro Bucciano e la moglie di quest’ultimo, Giuseppina Russo.
Dalle indagini è emersa anche la figura di Vito Votta che, dopo un primo coinvolgimento nell’associazione come pusher, nel dicembre 2022 si sarebbe reso autonomo rompendo con Viviani e dando vita, insieme ai familiari Rosaria Landi, Teresa Patrizia D’Aiutolo e Mario Votta, a una propria piazza di spaccio attiva tra Pontecagnano Faiano, Bellizzi e Battipaglia.
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Questo secondo gruppo avrebbe potuto contare su una diversa rete di rifornimento locale, individuata in Azdine Makbol e Giuseppe Del Regno.
L’attività dei carabinieri ha permesso di documentare numerose cessioni al dettaglio di stupefacente, con dosi da 0,3-0,5 grammi vendute a 30 euro l’una, oltre a sequestrare più di un chilo complessivo tra cocaina e crack. Nel corso delle operazioni sono stati arrestati in flagranza 5 spacciatori e altri 2 sono stati denunciati.
Un capitolo rilevante dell’inchiesta riguarda il fronte patrimoniale. Gli accertamenti del Nucleo investigativo hanno evidenziato come Viviani e Franceschelli disponessero di redditi ufficiali modesti, in netto contrasto con il tenore di vita e i beni nella loro disponibilità.
Le verifiche – incrociate con le indagini tradizionali – avrebbero dimostrato che, dal 2019, la capacità di spesa della coppia era alimentata dagli ingenti profitti del narcotraffico, con un volume d’affari stimato in oltre 1,2 milioni di euro l’anno.
È stato quindi sottoposto a sequestro un immobile acquistato per 95 mila euro e ristrutturato e arredato con beni per circa 120 mila euro, pagati in gran parte in contanti, ritenuto frutto dell’investimento dei proventi illeciti. Sequestrati anche due terreni e crediti fiscali intestati a Lucia Franceschelli per quasi 500 mila euro, per un valore complessivo superiore al milione di euro. I beni sono stati vincolati ai fini della confisca allargata ai sensi dell’articolo 240-bis del codice penale.
Nel corso del blitz è stata infine eseguita un’ulteriore ordinanza del gip del Tribunale per i minorenni di Salerno, su richiesta della locale Procura, con l’applicazione della misura della custodia in un Istituto penale per minorenni nei confronti di altri due indagati. Anche loro sono accusati di aver partecipato all’associazione con il ruolo di pusher e all’epoca dei fatti erano minorenni.






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