

in foto il monaldi di napoli
NAPOLI – Il cuore del trapiantologico campano batte sempre più forte, e lo fa tra i colori del Monaldi. L’ospedale napoletano, punto di riferimento regionale, ha presentato oggi, venerdì 19 dicembre, un bilancio triennale che lo conferma tra le eccellenze nazionali nel settore. Numeri in netta crescita e performance di sopravvivenza che lasciano il segno: negli ultimi tre anni, la mortalità a un anno dai trapianti di cuore è stata ridotta al 9%, contro una media italiana che si attesta ancora attorno al 25%.
«La nostra curva di sopravvivenza a 365 giorni è aumentata al 90%», ha spiegato Claudio Marra, direttore della U.O.S.D. Procedure Innovative in Cardiochirurgia e Trapianti dell’ospedale diretto da Anna Iervolino. Un dato eclatante, se paragonato al 75% della media del Paese. Ma la vera rivoluzione è duplice: alla qualità si accompagna la quantità. L’attività trapiantologica ha visto un’impennata del 43%, passando da 15 a 23 trapianti di cuore effettuati. A questi vanno aggiunte 8 procedure di impianto di LVAD (cuore artificiale), con una sopravvivenza a un anno dell’85%. Il Monaldi si conferma così tra i pochi centri in Italia ad aver eseguito con successo trapianti con il supporto di dispositivi meccanici.
La ricetta del successo, secondo i vertici della struttura, non è un segreto: è il lavoro di squadra. Un approccio multidisciplinare che integra competenze diverse in ogni fase, dalla presa in carico del paziente in scompenso avanzato, al post-operatorio, fino al follow-up cronico che durerà per tutta la vita. «La presa in carico è globale», sottolineano dall’ospedale, con anestesisti, internisti e cardiologi che coordinano le varie fasi del recupero e del monitoraggio clinico.
Durante l’incontro sono stati approfonditi tutti gli aspetti della filiera. Il dottor Cristiano Amarelli ha presentato gli ultimi aggiornamenti in tema di immunoterapia, mentre i medici Irene Mattucci e Angelo Caiazzo hanno illustrato l’organizzazione e i risultati delle attività ambulatoriali dedicate ai pazienti trapiantati. Ampio spazio è stato dato alla qualità di vita post-intervento, con un focus curato dalle psicologhe Mariella Pratillo e Valentina Penta sugli aspetti psicologici e sul quotidiano dopo il trapianto.
Non sono mancate le prospettive future, delineate dai dottori Fabio Ursomando e Salvatore Costanza, che hanno indicato le prossime traiettorie di sviluppo del centro.
Il modello Monaldi viene preso a esempio anche a livello regionale. «I risultati presentati oggi confermano che quando si lavora con un'impostazione di squadra la qualità cresce», ha commentato Pierino Di Silverio, coordinatore del Centro Regionale Trapianti della Campania. «In Campania stiamo portando avanti una riorganizzazione della rete trapiantologica fondata su integrazione tra centri, percorsi condivisi e collaborazione costante: dalla presa in carico alla gestione del post-trapianto».
Una best practice, quella del polo napoletano, che dimostra come investire su un sistema integrato e su team specializzati non solo salvi più vite, ma costruisca un percorso di cura di eccellenza che accompagna il paziente ben oltre l’intervento chirurgico.