Napoli – Le indagini più recenti inchieste sulla galassia del clan Licciardi hanno fotografato un passaggio di consegne ai vertici dell’articolazione di Masseria Cardone dopo l’arresto di Maria Licciardi nell’agosto del 2021, storica leader del gruppo e figura simbolo dell’Alleanza di Secondigliano.
In questo vuoto di potere, secondo gli inquirenti, si inserisce la figura di Paolo Abbatiello, indicato come reggente e capozona di riferimento per la roccaforte di Masseria Cardone, con funzioni di direzione e coordinamento delle attività criminali sul territorio.
L’attività investigativa in cui è coinvolto si sviluppa in una finestra temporale compresa tra il settembre 2022 e il 17 maggio 2023, data del suo arresto, durante la quale gli investigatori ricostruiscono un ruolo stabilmente apicale nella gestione degli affari del clan. E infatti le 1280 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Federica De Bellis e che ieri ha portato in carcere 19 persone sono concentrate sulla reggenza del “gemellino”.
È in questo arco di tempo che le intercettazioni e i servizi di osservazione sul territorio consolidano l’immagine di Abbatiello come punto di riferimento operativo e decisionale per affiliati, referenti di zona e soggetti esterni che si rivolgono al gruppo per estorsioni, recupero crediti e controllo delle piazze di spaccio.
La struttura del clan: quattro roccaforti sul territorio
Le carte giudiziarie e le più recenti ordinanze di custodia cautelare descrivono il clan Licciardi come una organizzazione strutturata in quattro grandi articolazioni territoriali: Masseria Cardone, Rione Don Guanella, Rione Berlingieri e zona Vasto.
Ogni articolazione presidia il proprio quartiere con una fitta rete di referenti, incaricati di controllare le piazze di droga, le estorsioni a commercianti e imprenditori, il gioco d’azzardo e le scommesse, convogliando verso il vertice la cassa comune per la successiva ripartizione.
In questo mosaico criminale, la Masseria Cardone viene indicata come una “roccaforte storica” dell’Alleanza di Secondigliano, punto nevralgico per il traffico di stupefacenti e per i rapporti con gruppi collegati dell’area nord. Il Rione Don Guanella e il Rione Berlingieri rappresentano le altre colonne del sistema a Secondigliano, mentre il Vasto costituisce la proiezione del cartello nella zona a ridosso della stazione, ad alta densità commerciale e strategica per lo smistamento di uomini e affari.
Masseria Cardone Secondigliano, zona storica degli alloggi popolari Roccaforte del clan, hub per piazze di spaccio e rapporti con altri gruppi dell’area nord
Rione Don Guanella Secondigliano-Miano Colonna storica del clan, teatro di alleanze e convivenze con gruppi come “abbasc Miano”
Rione Berlingieri Area nord Napoli Gruppo territoriale con propri referenti, inserito nella cabina di regia Licciardi
Vasto Zona stazione e commercio Proiezione logistica e commerciale del clan, controllo di attività economiche e traffici
Il profilo di “Paoluccio”, storico affiliato dei Licciardi
Nelle conversazioni intercettate e nelle ricostruzioni dei collaboratori di giustizia, la figura di Paolo Abbatiello emerge come quella di uno “storico affiliato” del clan Licciardi, legato ai vertici sin dagli anni Novanta. Viene indicato con vari soprannomi – “Paoluccio”, “il gemellino”, “zio” – soprannomi che ne tradiscono la familiarità all’interno dell’organizzazione e il riconoscimento di una posizione consolidata.
Le sentenze definitive pronunciate dalla magistratura partenopea lo collocano come uomo di fiducia di Vincenzo Licciardi durante i periodi di latitanza, affidandogli ruoli di killer, responsabile delle piazze di spaccio e referente per il controllo di aree strategiche come il rione Sanità e le piazze riconducibili ai Vastarella-Tolomelli, cui veniva imposta la droga proveniente da Secondigliano.
In questo contesto, Abbatiello viene indicato anche in relazione a episodi di omicidio e a interventi di mediazione nei conflitti sulla gestione del narcotraffico con altri clan, a conferma della sua centralità nelle dinamiche interne ed esterne al gruppo.
Il quadro accusatorio ricostruito nel tempo nei suoi confronti poggia su un sistema di intercettazioni telefoniche ed ambientali, pedinamenti e servizi di osservazione che ne documentano sia i contatti con i vertici del clan sia la partecipazione alle decisioni strategiche.
Una delle intercettazioni storiche che lo riguarda lo ritrae in dialogo con Pasquale Salomone a bordo di un’auto, confermando l’affiancamento fra i due come uomini di riferimento di Vincenzo Licciardi e la loro partecipazione diretta alla gestione di fasi delicate della latitanza del boss.
Il sopralluogo a Sanremo per la latitanza di Vincenzo Licciardi
Nel 2006 gli atti riportano la sua presenza, insieme ad Alessandro Buoninconti, in un sopralluogo a Sanremo per trovare un rifugio estivo sicuro a Vincenzo Licciardi, operazione poi seguita da conversazioni tra altri esponenti del clan che commentano il viaggio e i timori per eventuali microspie installate sull’auto.
Le indagini documentano anche la partecipazione di Abbatiello a riunioni definite “strategiche” del gruppo, in cui si pianificano alleanze, gestione degli affari e reazione alle iniziative repressive dello Stato, a ulteriore conferma del suo ruolo nel gotha dell’organizzazione.
Il ritorno a Masseria Cardone e l’ascesa a reggente
Dopo periodi di detenzione legati alle condanne per associazione mafiosa, Paolo Abbatiello torna in libertà nel 2021, rientrando nella sua abitazione a Masseria Cardone, già indicata come una delle basi storiche dei Licciardi.
Pochi mesi dopo, con l’arresto di Maria Licciardi, è proprio la sua figura a emergere come naturale punto di riferimento per la riorganizzazione del clan, grazie ai legami di sangue, alla storica militanza e alla capacità di tessere rapporti con alleati e affiliati.
Le inchieste più recenti descrivono una “seconda fase” investigativa in cui viene documentata la sua egemonia sul gruppo, circondato da un nucleo di uomini di fiducia cui sarebbero affidate le estorsioni, il recupero crediti e la gestione delle piazze, a partire da Luigi Esposito e dal nipote Salvatore Sapio, indicato come braccio operativo e intermediario con altri contesti criminali dell’area napoletana.
In questo scenario, le funzioni di capozona della Masseria Cardone riconosciute ad Abbatiello si traducono in una leadership che tiene insieme continuità storica e adattamento ai nuovi business della camorra, dalle truffe online al racket su alloggi popolari e attività economiche.
2.continua