Nella foto Noemi e Vincenzo Riccardi
Nola – Il dolore di una madre ha il suono di una notifica sul cellulare e l'immagine sgranata di un incubo in diretta. Non c'è pietà, non c'è filtro nella tragedia che ha squarciato il silenzio di via Palazzo Cassese, a San Paolo Bel Sito. È qui, al quinto piano di un condominio che doveva essere un nuovo inizio, che Vincenzo Riccardi, 25 anni, ha cancellato la vita di sua sorella Noemi, 23 anni appena, con una serie di fendenti letali.
La dinamica, agghiacciante, scavalca la crudeltà del gesto fisico per approdare alla violenza psicologica. Dopo aver ucciso, Vincenzo non scappa. Prende il telefono. Chiama la madre, in quel momento al lavoro, ignara che la sua vita stia per andare in pezzi. "L'ho uccisa", dice lui. Lei crede a uno scherzo, un gioco macabro tra fratelli che litigano spesso. Lui gira la fotocamera. Sul pavimento c'è Noemi. "È stata una scena molto brutta", racconterà poi la donna agli inquirenti, con la voce spezzata di chi ha visto l'indicibile.
In un istante, quella madre ha perso due figli: uno è riverso a terra, l'altro è l'assassino. Eppure, il dolore non lascia spazio all'indulgenza. "Voglio che mio figlio paghi per quello che ha fatto", ha dichiarato, trasformando lo strazio in una richiesta di giustizia ferma, lucida. Ricorda Noemi come una ragazza "dolce e tenera", molto amata da chi la conosceva. Di Vincenzo, invece, traccia il profilo di un ragazzo "intelligente", difendendolo parzialmente dalle voci su una gravità clinica ingestibile, ma senza giustificare l'abisso in cui è sprofondato.
Vincenzo si è consegnato ai Carabinieri senza opporre resistenza. "Un raptus di follia", "Non ce la facevo più": queste le parole usate per spiegare l'inspiegabile durante l'interrogatorio. Dietro le mura di quell'appartamento, dove i tre si erano trasferiti dopo la morte del padre avvenuta qualche anno fa, covava un disagio profondo. Entrambi i fratelli vivevano situazioni di fragilità psicologica; Vincenzo era seguito dal centro di igiene mentale locale, mentre Noemi aveva rifiutato l'assistenza. Una polveriera emotiva che è esplosa nel modo più irreversibile.
Mentre Vincenzo è stato trasferito in carcere, la comunità si interroga. Il sindaco di Nola, Andrea Ruggiero, ha invitato a non limitarsi alla cronaca nera, ma a guardare nel tessuto sfilacciato della società. "Solitudini sommerse", le ha definite. Drammi che crescono nel silenzio delle mura domestiche, tra pressioni sociali e difficoltà emotive, fino a quando il rumore di una videochiamata non annuncia che è troppo tardi.