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Rapimento Gagliotta, chiesti 150 anni di carcere per il boss Nicola Rullo e i complici

Il pm invoca la stangata per il boss Nicola Rullo e i suoi fedelissimi: vent’anni ai capi della spedizione punitiva che nel 2024 trasformò un debito in un incubo di sangue e torture.
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Si avvia verso l'epilogo con una richiesta di pena esemplare il processo a carico della costola del clan Contini responsabile del feroce sequestro di persona avvenuto nell'autunno del 2024.

Nell'aula di tribunale, il clima si è fatto gelido quando il pubblico ministero Alessandra Converso della Direzione Distrettuale Antimafia ha invocato il pugno duro contro il ras Nicola Rullo, noto come “’o nfamone”, e i suoi gregari.

La requisitoria non ha lasciato scampo: dieci condanne per un totale di 150 anni di reclusione, una vera e propria stangata giudiziaria che mira a decapitare i vertici della cosca del Vasto-Arenaccia.​

La requisitoria e il "pugno duro"

L'accusa ha ricostruito minuziosamente le responsabilità degli imputati, chiedendo il massimo della pena — 20 anni di carcere a testa — per i promotori e gli organizzatori del rapimento. Non ci sono stati sconti per chi, secondo la Dda, ha pianificato e partecipato attivamente alla segregazione degli imprenditori Pietro e Carlo Gagliotta.

Il processo, che vede alla sbarra figure di spicco della criminalità organizzata napoletana, riprenderà a dicembre per le arringhe del folto collegio difensivo.​

L'incubo del 2024: trappola e torture

Al centro del dibattimento resta la drammatica vicenda del 26 e 27 settembre 2024. Tutto nacque da un presunto debito di 375mila euro che la cosca pretendeva di riscuotere per conto di Marcello Madonna. La trappola scattò in un appartamento di via Nuova del Campo, a Poggioreale: Pietro Gagliotta fu attirato con l'inganno, rapinato e subito sottoposto a un brutale pestaggio.​

La violenza raggiunse l'apice con l'arrivo del boss Nicola Rullo: armato di martello e sampietrino, il ras avrebbe infierito sulla vittima, minacciandola di morte. L'orrore raddoppiò quando anche il padre, Carlo Gagliotta, giunse sul posto, venendo a sua volta colpito al petto con un martello.​

Secondo la ricostruzione, all'interno dell'appartamento — nella disponibilità di Assunta Giuliani — erano presenti diversi affiliati, tra cui Gabriele Esposito, Salvatore Pisco e Armando Reginella, mentre altri complici fungevano da vedette.​

L'epilogo a Castel Volturno

Dopo ore di agonia, le vittime, ridotte a maschere di sangue, furono trasferite a Castel Volturno, nel complesso Parco Fontana Bleu, per essere medicate sommariamente prima del rilascio.

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L'incubo terminò solo all'1:30 di notte davanti al pronto soccorso dell'ospedale Fatebenefratelli, dove i due imprenditori vennero scaricati dai sequestratori. Una vicenda che oggi, a distanza di un anno, presenta il conto ai suoi presunti aguzzini.​

Le richieste di condanna

Di seguito l'elenco delle pene invocate dalla Dda per i dieci imputati:

20 anni – Nicola Rullo

20 anni – Giuseppe Moffa

20 anni – Gabriele Esposito

20 anni – Carlo Di Maio

20 anni – Salvatore Pisco

15 anni – Ciro Carrino

15 anni – Giovanni Giuliani

15 anni – Armando Reginella

14 anni – Maria Rullo

4 anni e 6 mesi – Assunta Giuliani

(nella foto in alto da sinistra il boss Nicola Rullo in ordine come da richieste di condanne in elenco)

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 26 Novembre 2025 - 08:17 - Giuseppe Del Gaudio

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