Parete– Hanno fatto leva sulla paura e sull'amore di una donna per la sua famiglia. Una trappola messa in scena con la freddezza di un copione collaudato, quello del "finto carabiniere", che si è abbattuta su un'anziana pensionata di Parete.
Oggi, a distanza di mesi, i Carabinieri della Stazione locale, con il supporto del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Napoli, hanno dato un volto e un nome al suo carnefice: un 20enne del Napoletano, già noto alle forze dell'ordine, identificato e denunciato a piede libero per il reato di truffa.
La macchina del fango si era messa in moto nel pomeriggio del 17 marzo scorso. All'altro capo del telefono, una voce rassicurante e familiare: "Sono tuo figlio". Il messaggio, però, era tutt'altro che tranquillizzante.
L'uomo, fingendo di essere il congiunto, informava la donna che il marito si trovava in caserma e che, per ottenere la sua immediata "liberazione", era necessario pagare un pegno. Niente contanti, ma l'oro di famiglia. Tutti i monili e i gioielli dovevano essere consegnati a un "militare" che si sarebbe presentato a casa sua di lì a poco.
La paura per il marito ha avuto la meglio sulla diffidenza.Potrebbe interessarti
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Con fare sicuro, ha ritirato il bottino e si è allontanato in fretta a bordo di una Smart, sparendo nel nulla e lasciandosi dietro il silenzio e la crescente angoscia della vittima.
Solo in un secondo momento, l'inganno è venuto a galla. La pensionata ha capito di essere caduta in una trappola e ha denunciato l'accaduto ai Carabinieri di Parete.
Da lì sono partite le indagini, un meticoloso lavoro di ricostruzione che ha portato gli investigatori a setacciare le riprese dei sistemi di videosorveglianza, sia pubblici che privati, della zona. Fotogramma dopo fotogramma, l'identità del sospettato è emersa con chiarezza.
Quel giovane, il 20enne oggi denunciato, è ritenuto l'esecutore materiale della truffa, colui che ha materialmente ritirato l'oro dalla mani della vittima. Le indagini, però, non si fermano qui. I militari sono al lavoro per accertare l'eventuale esistenza di uno o più complici, forse la stessa voce al telefono, e per tentare di recuperare la refurtiva sottratta all'anziana, un tesoro familiare di affetti e ricordi che vale ben più del suo peso in oro.






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