Napoli – Una degenza da incubo, tra esami specialistici che richiedono la sedazione e tragitti solitari che mettono a rischio la sicurezza: accade al Policlinico, dove una paziente è stata costretta a spostarsi a piedi tra i padiglioni, tornando in reparto senza assistenza persino dopo una grave fuoriuscita di farmaco.
Il calvario di una paziente ricoverata da dieci giorni presso il Policlinico di Napoli per sottoporsi a una serie di esami invasivi che prevedono la sedazione ha scosso i familiari, che hanno deciso di denunciare l'accaduto. Il nodo centrale della vicenda è la totale assenza di assistenza e supporto logistico garantito ai degenti considerati "soggetti fragili".
La donna è stata infatti costretta a coprire a piedi e in completa solitudine la distanza che separa il Padiglione 10 dal Padiglione 18 per effettuare gli esami. Un percorso lungo e potenzialmente rischioso per chi è in stato di degenza.
La situazione è degenerata quando, durante una delle procedure, un'iniezione di liquido di contrasto è finita "fuori vena", provocando una "evidente tumefazione e gonfiore al braccio" della paziente. Nonostante il palese disagio e l'infortunio, la donna è stata costretta a rientrare in reparto da sola, senza che nessuno del personale si preoccupasse di accompagnarla.
Interrogati sull'accaduto, i medici avrebbero risposto ai familiari che tale prassi è considerata la "normalità".Potrebbe interessarti
L'amaro sfogo dei familiari è giunto fino alle orecchie del deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, al quale hanno affidato la denuncia.
"Ci chiediamo come sia possibile che si sia dovuta recare a piedi e senza nessun tipo di assistenza dal padiglione 10 al 18," hanno scritto i familiari. "Agli ammalati va garantita l’assistenza sanitaria, vanno tutelate le loro fragilità e la dignità".
Il deputato Borrelli ha subito raccolto l'appello, sottolineando la gravità del fatto: "I ricoverati in ospedale sono soggetti fragili e la loro sicurezza deve essere in tutti i casi la priorità". Ha poi aggiunto che "un paziente che vaga da solo da un padiglione all'altro percorrendo un tragitto a piedi può incorrere in un qualsiasi imprevisto, senza tener conto dello stato emotivo e psicologico".
L'episodio del farmaco iniettato fuori vena, seguito dal rientro solitario in reparto, è la riprova di un sistema di assistenza che, in questo caso, non è riuscito a "garantire la sicurezza di chi è affidato alle cure di un Ospedale".
La denuncia ora punta i riflettori sulla necessità di protocolli più rigorosi che proteggano i pazienti durante il delicato percorso diagnostico e terapeutico all'interno delle grandi strutture ospedaliere.






Lascia un commento