Napoli - Sono giorni di tensione palpabile tra i vicoli umidi e gli antichi palazzi del centro storico di Napoli. La caccia a Roberto Mazzarella, 47 anni, latitante di peso e figura apicale della camorra, si fa sempre più serrata.
Da quando è sparito nel nulla, lo scorso gennaio, il sospetto degli investigatori è che non si sia mai allontanato dalla sua città d'origine, protetto da un reticolo fitto di complicità e omertà che lo avvolge come una sudario.
Le squadre investigative gli sono, letteralmente, col fiato sul collo. L'ultima offensiva per stanarlo due giorni fa ha visto la Polizia impegnata in blitz notturni a tamburo battente. Le perquisizioni si sono concentrate in due aree chiave: via Cosenz alle Case Nuove, un dedalo di cemento dove il controllo è vitale per i clan, e in via Cappiello a San Giorgio a Cremano, dove si era registrata una sua presunta presenza.
Durante l'operazione, la tecnologia più sofisticata è stata dispiegata: droni a visione notturna hanno sorvolato le strade, scrutando ogni ombra, ogni terrazza, ogni anfratto. L'obiettivo era chiaro: bloccare l'ultimo "big" della cosca, un uomo ricercato da oltre nove mesi. Ma il risultato è stato un frustrante nulla di fatto.
Del "Fantasma" nessuna traccia. Gli investigatori, tuttavia, non si arrendono. Sanno che la latitanza logora e che, prima o poi, il latitante o uno degli aiutanti "eccellenti" che lo coprono commetterà l'errore fatale.
Chi è il boss in fuga
Roberto Mazzarella è inserito nell'elenco dei latitanti di massima pericolosità in Italia, un profilo criminale pesante. Ma non è un ricercato per reati di routine: l'accusa che pende sulla sua testa è quella di un omicidio efferato e, soprattutto, innocente, aggravato dall'agevolazione ad associazione mafiosa.
Egli è il nipote dei capiclan storici Ciro, Gennaro e Vincenzo Mazzarella, e viene indicato come il boss che ha raccolto l'eredità criminale del gruppo nei primi anni Duemila.Potrebbe interessarti
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Ad aprile, il Tribunale di Napoli ha persino emesso il mandato di arresto europeo per ampliare il raggio della caccia.
L'omicidio di Antonio Maione: l'innocente sacrificato
La vicenda giudiziaria che lo vede protagonista è un macabro capitolo della faida eterna tra i Mazzarella e i rivali Rinaldi (legati all'Alleanza di Secondigliano). L'ordinanza di custodia cautelare riguarda l'omicidio di Antonio Maione, un nome che riecheggia la crudeltà della vendetta trasversale di Camorra.
Il 15 settembre 2000, in una salumeria di San Giovanni a Teduccio, Napoli Est, Maione fu raggiunto e ucciso in un agguato. Due killer, arrivati in sella a uno scooter, esplosero almeno quattro colpi mortali.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti – avvalorata anche dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia – Roberto Mazzarella sarebbe stato il mandante dell'esecuzione, e forse anche l'autista dello scooter, mentre Clemente Amodio, 45 anni, è ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio.
Il movente è terribile e spietato: la vittima, Antonio Maione, era il fratello di Ivan Maione, reo confesso dell'omicidio di Salvatore Mazzarella (padre di Roberto e fratello dei capiclan) avvenuto il 28 maggio 1995. Antonio, dunque, morì per espiare la colpa del congiunto, un sacrificio di sangue nel rituale della guerra tra clan.
La posizione di Mazzarella in questi mesi è stata al centro di un complesso braccio di ferro legale. A maggio 2025, la Cassazione aveva clamorosamente annullato con rinvio l'ordinanza al Tribunale del Riesame. A luglio, però, il Riesame l'aveva nuovamente confermata in toto. Il successivo ricorso in Cassazione è stato infine rigettato, consolidando il quadro accusatorio.
Il latitante si trova ora alla vigilia del passo successivo: l'udienza preliminare, anticamera del processo che lo attende. Ma prima che la giustizia possa fare il suo corso, la Polizia deve infrangere il muro di omertà che lo protegge, portando alla luce il nuovo boss "Fantasma" di Napoli.






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