

Nell’immagine, un riferimento ai fatti narrati.
Treviso si conferma una delle province più tranquille d’Italia, ma dietro l’apparente serenità emerge un lato oscuro. Secondo l’Indice della Criminalità 2025 pubblicato dal Sole 24 Ore, Treviso è al 101° posto su 107 province per numero di reati denunciati: appena 2.330,8 ogni 100mila abitanti, per un totale di 20.454 denunce. Numeri che, sulla carta, disegnano un territorio sicuro, stabile e con livelli di criminalità molto bassi.
Eppure, dietro le statistiche confortanti si nasconde un primato che preoccupa: Treviso è la “capitale italiana delle baby gang”. Nessun’altra provincia, infatti, registra una percentuale così alta di minorenni coinvolti in rapine e aggressioni. Nel 2024, il 9,5% delle persone denunciate o arrestate nella Marca aveva meno di 18 anni, quasi il doppio della media nazionale. Un dato che accende i riflettori su un disagio giovanile sempre più evidente, dove la ribellione si traduce in violenza e delinquenza di gruppo.
A livello nazionale, il fenomeno delle baby gang è in crescita costante. Tra il 2020 e il 2024, i minori denunciati o arrestati in Italia sono passati da 29.544 a 38.247, con un incremento del 30%. Un quarto delle rapine in strada e delle aggressioni vede coinvolti giovanissimi, spesso organizzati e sempre più violenti. Treviso, con il suo tasso record, diventa così il simbolo di un fenomeno che non riguarda più soltanto le periferie delle grandi città ma si insinua anche nei centri medio-piccoli, quelli dove si pensava che certi episodi fossero eccezioni.
La contraddizione è evidente: la provincia veneta resta una delle più sicure del Paese, ma allo stesso tempo mostra crepe profonde nel suo tessuto sociale. Gli esperti parlano di un “corto circuito educativo”, aggravato da modelli comportamentali distorti, da una crescente alienazione digitale e da una carenza di spazi e reti di supporto per i più giovani.
Conteggi alla mano, Treviso resta un territorio virtuoso: furti e truffe informatiche sono in calo, le rapine limitate e i reati gravi rari. Ma se la sicurezza degli adulti è sotto controllo, quella delle nuove generazioni sembra sempre più fragile. La vera sfida, ora, sarà capire come fermare questa deriva prima che l’“eccezione trevigiana” diventi un modello negativo per il resto del Paese.