AGGIORNAMENTO : 20 Novembre 2025 - 07:30
9.3 C
Napoli
AGGIORNAMENTO : 20 Novembre 2025 - 07:30
9.3 C
Napoli

Castellammare, “l’ummarell del clan”: così i D’Alessandro controllavano i cantieri e riscuotevano il pizzo

Per gli inquirenti era l’occhio vigile del gruppo criminale sui ponteggi di Castellammare: segnalava ogni impalcatura, custodiva il denaro del clan e distribuiva gli stipendi agli affiliati. Arrestato insieme ad altri dieci indagati
Ascolta questo articolo ora...
Caricamento in corso...

Per cinquant’anni il clan D’Alessandro ha esercitato un controllo quasi militare su Castellammare di Stabia. Un potere capillare, fatto di “occhi e orecchie” disseminati sul territorio e di una rete di fidati che monitorava ogni attività economica della città. Compresi i cantieri edili, diventati negli anni una delle principali fonti di estorsione.

Tra questi fedelissimi, gli investigatori individuano quello che definiscono il loro “ummarell”: non un anziano curioso che osserva i lavori, ma un uomo di fiducia incaricato di sorvegliare l’apertura dei cantieri, segnalare subito l’installazione di nuove impalcature e procedere alla riscossione del pizzo.

Secondo la DDA, quel ruolo era ricoperto da Antonio Salvato, uno degli undici destinatari dell’ordinanza cautelare firmata la scorsa settimana dal gip Maria Luisa Miranda.

Il monitor dei cantieri: segnalazioni, riscossioni e la cassaforte del clan

Le carte dell’inchiesta delineano Salvato come una figura chiave nella gestione economica del gruppo criminale.
È lui – si legge negli atti – che: monitorava i cantieri edili in allestimento, segnalando in tempo reale ogni nuova impalcatura; stabiliva il primo contatto con gli imprenditori per poi avanzare la richiesta estorsiva; raccoglieva i proventi delle estorsioni;custodiva il denaro del clan, tra cui la somma di 155.610 euro sequestrata il 16 ottobre 2024, insieme a una pistola calibro 7.65; distribuiva gli “stipendi” agli affiliati, compresi i detenuti.

Un ruolo che ne fa, agli occhi degli inquirenti, un componente operativo e affidabile dell’organizzazione.

Le estorsioni: 1.500 euro versati tramite bonifico “pilotato”

La prima contestazione riguarda un tangente a un geometra titolare di una impresa edile di Vico Equense. Secondo l’accusa, sfruttando la “valenza intimidatoria” derivante dalla loro appartenenza al clan, gli indagati avrebbero costretto l’imprenditore a versare 1.500 euro.
La somma sarebbe stata bonificata sul conto di Catello Iaccarino presso una filiale BPER di Castellammare.

È lo stesso Iaccarino – sostengono gli investigatori – che avrebbe prelevato il denaro il 13 agosto 2024, consegnandolo poi direttamente a Salvato.

Potrebbe interessarti

Leggi di più suCronaca Giudiziaria

Un’altra estorsione contestata riguarda una ditta impegnata in lavori in via Roma a Castellammare. Il copione, secondo la DDA, è sempre lo stesso: prima la richiesta, poi l’intimidazione implicita legata al nome dei D’Alessandro.

Il delegato alla riscossione sarebbe stato Massimo Mirano, mentre Salvato e Michele Abbruzzese agivano come istigatori.

La cifra iniziale di 3.000 euro sarebbe stata successivamente aumentata fino a 4.000 euro, incassati da un altro sodale non meglio identificato.

Ultimo episodio contestato, in forma tentata, riguarda il titolare di una ditta individuale
Secondo l’accusa, Salvato e Giuseppe Oscurato avrebbero tentato di costringerlo a versare 5.000 euro.L’incontro con gli emissari del clan sarebbe avvenuto il 28 settembre 2024 al “Bar City” di Castellammare.

L'uomo avrebbe cercato di sottrarsi indicando un suo debitore,  come possibile fonte dei soldi. L'uomo però – sempre secondo gli atti – avrebbe prima offerto 2.500 euro, poi si sarebbe impegnato a pagare l’intero importo in due rate, a dicembre 2024 e gennaio 2025.
Il pagamento però non è mai avvenuto, per cause indipendenti dagli indagati.

In tutti gli episodi contestati, l’aggravante è la stessa:l’utilizzo del metodo mafioso e la finalità di agevolare l’organizzazione camorristica D’Alessandro, storicamente radicata nel territorio stabiese.

Secondo la DDA, la struttura del clan D'Alessandro era talmente organizzata da trasformare ogni nuova impalcatura in un potenziale introito criminale.
E Salvato, con il suo ruolo di “sentinella” dei cantieri, era un ingranaggio fondamentale di questo meccanismo.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 20 Novembre 2025 - 07:30 - Giuseppe Del Gaudio

Primo piano

Notizie del giorno

PODCAST
Ultimi episodi
Stalker minacciava e controllava l’ex con uno spyware: condannato a Napoli
Stalker minacciava e controllava l’ex con uno spyware: condannato a Napoli
👉 Leggi l'articolo
0:00 0:00
Vol
Ad is loading...