Melito - Colpo di scena nell’inchiesta sull’autolavaggio finito nel mirino del clan Amato-Pagano. Dopo la retata del mese scorso, il presunto reggente del gruppo, Pietro Caiazza, alias “zio Pierino”, è tornato libero. O quasi.
Il gip del Tribunale di Napoli, accogliendo l’istanza presentata dal suo legale, l’avvocato Domenico Dello Iacono, ha disposto la scarcerazione del ras, sostituendo la misura cautelare con gli arresti domiciliari in provincia di Pescara.
Caiazza era stato arrestato con l’accusa di tentata estorsione nei confronti del titolare di un autolavaggio di Melito, un episodio che – secondo gli inquirenti – sarebbe stato la manifestazione del controllo economico del clan sul territorio.
Durante l’interrogatorio di garanzia, “zio Pierino” aveva respinto ogni accusa, sostenendo che l’attività in questione fosse appartenuta in passato a un suo familiare, circostanza che – a suo dire – giustificava la richiesta di chiarimenti rivolta al nuovo gestore. “Non ho mai preteso nulla, volevo solo capire cosa fosse accaduto”, avrebbe detto il presunto boss al giudice.
La difesa ha puntato sulla mancanza di esigenze cautelari e sulla debolezza del quadro indiziario, ottenendo il via libera alla misura meno afflittiva.Potrebbe interessarti
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Intanto,il 60enne ha lasciato il carcere di Secondigliano per raggiungere la località abruzzese dove sconterà la misura restrittiva.
Secondo quanto emerso dalle indagini della Squadra Mobile di Napoli, il presunto ras avrebbe inviato due emissari, identificati come Savio e Gennaro, per “convocare” il commerciante titolare dell’autolavaggio. La vittima, ascoltata dagli investigatori, ha raccontato di due incontri ravvicinati avvenuti tra l’1 e il 2 aprile scorsi.
«“Zio Pierino” voleva parlare con me perché diceva che quell’autolavaggio era sempre stato cosa sua», ha riferito l’imprenditore.Il giorno successivo, i due emissari sarebbero tornati alla carica:«Mi dissero che nel pomeriggio sarebbero venuti a prendermi per portarmi da Caiazza. Poi Savio mi prese da parte e mi confidò che “zio Pierino” voleva le chiavi, perché l’attività era sempre stata la sua».
Una pressione che, secondo gli investigatori, configurerebbe il tentativo di riaffermare la presenza del clan sul territorio di Melito, dove gli Amato-Pagano continuano a contendersi spazi e affari con i gruppi rivali.
Ora, con la scarcerazione di Caiazza, la vicenda giudiziaria entra in una nuova fase: il processo, chiesto con rito immediato, dovrà stabilire se dietro quella “richiesta di chiarimento” ci fosse davvero un tentativo di estorsione o solo un malinteso tra vecchi e nuovi proprietari.





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