

I carabinieri durante ilk blitz
Una vasta operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha scosso le fondamenta della criminalità organizzata campana, portando all'esecuzione di 44 ordinanze di custodia cautelare (34 in carcere e 10 ai domiciliari).
L'indagine, condotta dai Carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna e del Comando Provinciale di Napoli, ha svelato una pericolosa e rinnovata alleanza tra lo storico clan Russo di Nola e i Licciardi, una delle colonne portanti della potente Alleanza di Secondigliano. Al centro del patto, la gestione capillare delle scommesse illegali e un'inquietante infiltrazione nel tessuto politico locale.
Le ramificazioni dell'inchiesta si estendono fino a toccare il mondo della politica. Tra gli arrestati figura infatti un candidato alle elezioni amministrative di Monteforte Irpino (Avellino), accusato di gestire un centro scommesse per conto del clan.
Ma non è tutto: le indagini hanno fatto luce su presunti accordi siglati tra esponenti della maggioranza a Cicciano e dell'opposizione a Casamarciano con il clan Russo, finalizzati a procacciare voti in cambio di favori. L'accusa, pesantissima, è quella di scambio elettorale politico-mafioso.
A definire "allarmante" il quadro emerso è stato il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri. "Questa indagine è importante e difficile", ha dichiarato in conferenza stampa, "perché dimostra come, dopo anni, il clan Russo sia nuovamente collegato ai Licciardi. Si apre uno scenario nuovo nelle dinamiche e nel livello qualitativo delle mafie".
Secondo Gratteri, questa alleanza smentisce l'idea di una camorra frammentata e disorganizzata. "All'improvviso vediamo i Licciardi che si rivolgono ai Russo, e questo è un dato tanto importante quanto preoccupante, che ci riporta alla memoria le guerre che hanno insanguinato la provincia di Napoli con centinaia di morti l'anno".
Il motore economico della nuova alleanza era la gestione dell'esercizio abusivo di giochi e scommesse online, un business estremamente redditizio. Le accuse contestate a vario titolo agli indagati sono gravissime: si va dall'associazione di tipo mafioso all'estorsione e tentata estorsione, aggravate dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare l'attività dei clan Russo e Licciardi.
Il lavoro investigativo è stato coordinato, oltre che da Gratteri, dal procuratore aggiunto Sergio Ferrigno e dal sostituto Henry John Woodcock, e ha visto l'impegno sul campo degli uomini del colonnello Paolo Leoncini, del maggiore Andrea Coratza e del generale Biagio Storniolo.