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Voti, appalti e clan: i business al Comune di Santa Maria a Vico

Arrestati il sindaco Andrea Pirozzi, il vicesindaco Veronica Biondo, un consigliere e un ex assessore. L’inchiesta della Procura di Napoli svela un sistema di scambi politici con il clan Massaro, tra voti pilotati, appalti e assunzioni sospette.
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È un terremoto politico-giudiziario quello che scuote Santa Maria a Vico, nel Casertano. Nelle prime ore del mattino, la Guardia di Finanza di Caserta, su ordine del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei persone.

Ai domiciliari sono finiti il sindaco Andrea Pirozzi, il vicesindaco Veronica Biondo – candidata alle prossime Regionali con Forza Italia – il consigliere comunale di maggioranza Giuseppe Nuzzo e l’ex assessore Marcantonio Ferrara.

Per Raffaele Piscitelli e Domenico Nuzzo, considerati esponenti apicali del clan Massaro, il giudice ha disposto invece la custodia in carcere.

Le accuse, a vario titolo, sono pesantissime: voto di scambio politico-mafioso, induzione indebita a dare o promettere utilità, rivelazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale.

L’inchiesta partita nel 2020

Dai lavori al cimitero ai rapporti elettorali con la camorra L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli guidata da Nicola Gratteri e condotta dal colonnello Nicola Sportelli, è iniziata nel 2020, poco prima delle elezioni comunali poi vinte da Andrea Pirozzi.

Già nelle prime fasi emersero interessi del clan Massaro per i lavori di ampliamento del cimitero comunale. Ma col passare dei mesi, le intercettazioni e i riscontri investigativi hanno disegnato un quadro più inquietante: un sistema di relazioni consolidate tra amministratori pubblici e affiliati del clan.

Le indagini hanno infatti svelato un accordo elettorale sotterraneo, che avrebbe permesso ai camorristi di distribuire pacchetti di voti a favore della lista del sindaco e, strategicamente, anche di un candidato avversario. Quest’ultimo doveva essere eletto in Consiglio comunale per mantenere un incarico provinciale utile agli interessi del gruppo criminale.

Le intercettazioni: “Sapevano già chi avrebbe vinto”

Le promesse ai clan in cambio del sostegno elettorale. Dalle intercettazioni emergono frasi rivelatrici: gli esponenti del clan conoscevano in anticipo i risultati delle elezioni e preannunciavano ai candidati i ruoli che avrebbero ricoperto una volta eletti.

Un livello di controllo e penetrazione del potere locale che dimostra quanto l’organizzazione mafiosa fosse radicata e in grado di condizionare la politica comunale.

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In cambio del sostegno elettorale, il clan avrebbe ottenuto lavori pubblici, appalti e assunzioni. Gli inquirenti parlano di un “patto di reciproco interesse”: voti e consenso in cambio di favori e gestione di risorse pubbliche.

L’impianto di cremazione e il chiosco “abusivo”

Appalti e concessioni come moneta di scambio. Uno dei punti più significativi dell’inchiesta riguarda la realizzazione di un impianto di cremazione adiacente al cimitero comunale. Il servizio, secondo le ricostruzioni, doveva essere affidato a una società nella quale uno degli affiliati al clan figurava come socio occulto.

Ma non è tutto: il gruppo criminale sarebbe riuscito a ottenere la concessione comunale per la gestione di un chiosco-bar nella frazione San Marco, senza versare alcun canone al Comune.Un chiosco che, peraltro, avrebbe dovuto essere demolito per via di gravi abusi edilizi.

Assunzioni pilotate e interessi su aree fieristiche

Gli investigatori hanno accertato anche pressioni esercitate su un imprenditore, rappresentante legale di una società che si era aggiudicata un appalto comunale, per assumere una persona vicina al clan.

In parallelo, emergono interessi diretti del clan Massaro sulla gestione di un’area fieristica comunale, progetto che prevedeva l’adozione di un regolamento ad hoc sul quale – secondo gli inquirenti – alcuni consiglieri comunali avrebbero lavorato attivamente.
Il commento degli inquirenti

Un sistema di potere radicato e sofisticato

Le parole di chi ha seguito le indagini non lasciano spazio a dubbi: si tratta di un sistema di corruzione diffusa e infiltrazione mafiosa che ha minato la credibilità delle istituzioni locali.
Un intreccio di politica, affari e criminalità organizzata che – come evidenziato dagli inquirenti – “non si limita a comprare voti, ma orienta la gestione amministrativa di un intero territorio”

.L’inchiesta rappresenta l’ennesimo segnale d’allarme sulla capacità della camorra di infiltrarsi nelle dinamiche elettorali, condizionando scelte e destini di intere comunità.

( in foto da sinistra in alto: Andr Pirozzi, Veronica Biondo, Marcantonio Ferrara, Domenico Nuzzo, Giuseppe Nuzzo e Raffaele Piscitelli)

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 22 Ottobre 2025 - 10:59 - Rosaria Federico

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