Maria Rosaria Boccia e Gennaro Sangiuliano
Roma - L'imprenditrice campana Maria Rosaria Boccia rischia il processo a Roma. La Procura ha formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio al termine di un'indagine che getta una luce inquietante su quello che, poco più di un anno fa, fu un vero e proprio "terremoto" politico e mediatico culminato con le dimissioni di Gennaro Sangiuliano dal ruolo di Ministro della Cultura (Mic).
L'impianto accusatorio, coordinato dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, è particolarmente pesante e spazia su diversi capi d'imputazione. L'accusa principale è quella di stalking ai danni del giornalista Rai. A questa si aggiungono i reati di lesioni, interferenze illecite nella vita privata e diffamazione. La Boccia deve rispondere anche di false dichiarazioni nel curriculum relative all'organizzazione di eventi.
Il cuore dell'accusa riguarda le presunte condotte ossessive e persecutorie rivolte a Gennaro Sangiuliano. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, le azioni di Boccia sarebbero state così penetranti e assillanti da cagionare nell'allora Ministro "un perdurante e grave stato di ansia e paura".
I pm descrivono una pressione asfissiante che avrebbe portato Sangiuliano a un "forte stress, un notevole dimagrimento, pensieri suicidi", costringendolo ad alterare le proprie abitudini di vita, compromettendone la figura pubblica, fino a indurlo a rassegnare le dimissioni dalla carica istituzionale.
L'imprenditrice, secondo l'atto di chiusura delle indagini, avrebbe cercato dapprima velatamente e poi in modo sempre più esplicito una nomina fiduciaria per "giustificare la presenza quotidiana" negli uffici ministeriali. Contestualmente, avrebbe messo in atto azioni volte a screditare i collaboratori più vicini del Ministro, cercando di ottenerne un "progressivo isolamento".
Tra gli episodi contestati, spiccano le "plurime pressanti richieste di consegnarle il telefono cellulare" per ispezionarlo – inclusa la pretesa di password o sblocco delle applicazioni – e l'accusa di aver imposto a Sangiuliano "di non portare la fede nuziale e, infine, sottraendola".
Il quadro si completa con il reato di lesioni aggravate, legato a un episodio avvenuto a Sanremo nella notte tra il 16 e il 17 luglio. Secondo la denuncia, Boccia avrebbe colpito Sangiuliano ferendolo alla testa, una lesione immortalata da una foto dello stesso ex Ministro.
La vicenda esplose lo scorso settembre a seguito della mancata nomina dell'imprenditrice a consigliera del Mic, una decisione che innescò una reazione a catena. Il procedimento giudiziario, avviato dall'esposto di Sangiuliano, vede come parti offese, oltre all'ex Ministro, anche la moglie e l'ex capo di gabinetto del dicastero, Francesco Gilioli.
È importante ricordare che, nel vortice di quell'epoca, anche lo stesso Sangiuliano finì sotto indagine con le accuse di peculato e rivelazione del segreto d’ufficio, un filone che è stato successivamente archiviato.
Gli avvocati di Sangiuliano, Silverio Sica e Giuseppe Pepe, hanno già annunciato la costituzione di parte civile, dichiarandosi fiduciosi che "il prosieguo giudiziario confermerà tutte le ipotesi accusatorie formulate dalla Procura".
Dall'altra parte, i legali di Maria Rosaria Boccia hanno sollevato una ferma protesta contro la divulgazione della notizia, lamentando che essa "lede gravemente i principi di segretezza e riservatezza di atti istruttori, neppure accessibili alla interessata, alla difesa ed alle alle parti processuali".
La parola passa ora al GUP, che dovrà decidere se inviare l'imprenditrice a giudizio. L'affair Boccia-Sangiuliano si avvia così a una nuova e decisiva fase processuale.
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È una situazione molto complicata quella che riguardala Boccia e Sangiuliano. Ci sono molte accuse gravi e il processo potrebbe avere ripercussioni importanti. Speriamo che la verità venga fuori in modo chiaro per tutti.